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Un anno con Chiarissima Appendino, o di ciò che i torinesi non potevano nemmeno immaginavare

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di G.G.

 

 

 

 

Sapevamo che con Chiara Appendino, la Sindaca più amata d’Italia che si faceva bella con le misura approvate dalla precedente Giunta di Piero Fassino, i torinesi avrebbero visto cose che voi umani non potevate nemmeno immaginare. Sapevamo anche che terminata l’onda lunga fassiniana, Appendino avrebbe dovuto fare i conti con quella che è la peculiarità degli improvvisati governanti a 5 Stelle: l’incapacità. Facciamo un mestiere ingrato, che ci porta a leggere quotidianamente numerosi comunicati stampa – di rara tronfiaggine ed inconsistenza quelli del M5S – che giungono non solo dalle città malgovernate dai 5Stelle dell’Incapacità, così che era facile prevedere che Chiarissima Appendino, quella che per ripararsi dalle critiche ha gridato incongruenze per un anno su un presunto buco della precedente giunta Fassino sarebbe scivolata sulle bucce di banana incautamente disseminate da lei stessa. Così è stato. La Corte dei Conti l’ha sbugiardata. Non c’è nessun buco lasciato dalla Giunta Fassino. Anzi, le misure adottate da Fassino sono “virtuose”. Chiarissima Appendino tacque.

E continua a tacere, anche di fronte ai clamorosi tagli che una giunta incapace di qualsiasi programmazione che non si basi sul volontariato di chiunque, mette in campo; tace perché c’è una profonda differenza, lo sapeva anche Berlusconi prima di lei, tra cavalcare slogan vuoti e governare sul serio.

Il presidente della 5 Circoscrizione Marco Novello, ad esempio, è infuriato come un bufalo perché nello sofgliare i tagli decisi dalla Sindaca Appendino per il 2017 si nota come le risorse disponibili per la cultura siano scese da 24.400 euro a 4.633 mentre quelle per le iniziative sportive dal 19.950 a 4.857 euro. La motivazione? Leggendaria e coerente col complottismo che governa le fragili menti a 5Stelle, anche quella delle Sindache dei Miracoli: i soldi finivano in “marchette agli amici”, così meglio toglierli e chiedere alla cultura – ad esempio – di continuare ad umiliarsi lavorando gratis. C’è sempre chi è disponibile a farlo, del resto un palco lo si regala a qualsiasi guitto da due soldi, e l’affollamento dei palchi a 5Stelle conferma il nostro ardire.

Le casse sono vuote ed Appendino si appella al 5×1000, quando coerenza a 5Stelle vorrebbe che si tagliasse lo stipendio, lei ed i suoi sodali di giunta, cosa che la più amata dagli italiani si guarda bene dal fare. E’ vero che Appendino non è soltanto un clamoroso fallimento, è riuscita ad esempio ed evitare il tracollo del Salone del Libro, che però è in piedi da qualche lustro, e non c’ha messo un improvvisato 5Stelle a guidarlo. No. Ha scelto un dalemiano. Perché lei sa dire no a Grillo.

Il punto è che Appendino, esattamente come Raggi, esattamente come il sindaco di Livorno, non ha una linea, non è in grado di dare una identità culturale e politica a Torino, semplicemente perché lei, schiava dei diktat anti-tutto dei 5Stelle, un’identità non ce l’ha. Pareva l’avesse fino a quando si è appoggiata sulla linea-Fassino, poi il botto. Il buco nero dei conti. Il dateci il 5×1000. Le uscite improvvide dei suoi assessori. Il piano dei trasporti che non c’è perché non c’è un centesimo. Lei che se ne frega della celebrazioni care ai torinesi. E via impoverendo. E’ evidente che la programmazione finanziaria è strumento ostico per chi governa a 5Stelle, loro sono per l’utopia. Per le cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. Il problema è quando voi umani a quelle cose ci credete.

Senza soffermarci troppo sulle nomine fatte su curriculum arrivati fuori tempo massimo, o su come è stato buttato fuori Giovanni Minerba dal To-Gay, o sui bandi promessi e mai lanciati o su altri disattesi, o sulla ridicola procedura per il nuovo direttore del Museo del Cinema, vediamo come Chiara Appendino annaspi tra la necessità di ricorrere ai poteri economici della città che erano in rapporti col PD – vade retro! – e la consapevolezza che senza quei rapporti economici non si va da nessuna parte. Insomma una poltrona un fallimento. Questo sarà il nuovo motto a 5Stelle.

Che fare? Che dire? Noi non lo sappiamo. Immaginiamo che Appendino sarà in prima fila al Gay Pride di Torino, che un buon bagno di elettori LGBTQI fa sempre bene e fa stare zitto l’assessore Giusta, un’altro genio dell’amministrazione pubblico saltato dalla presidenza di Arcigay alla poltrona di Palazzo Civico e che si fa bello con i concorsi vinti con le delibere di Fassino, perché condividere è anche un po’ delirare insieme. Per il resto non ci resta che attendere e stare a vedere come Chiarissima Appendino, proprio come Virginia Raggi e gli altri favolosi Sindaci a 5Stelle, si scaverà la fossa continuando a dare la colpa a qualcun altro. Magari, se gli va bene, i torinesi si sveglieranno anche da quel famoso sonno che produce mostri.

Nel frattempo gli industriali torinesi si preparano a farle il tagliando, alla Appendino, l’8 giugno. Proprio a colei che avevano sostenuto perché “ci voleva il cambiamento”. Quando si dice il fiuto politico…

 

 

(2 giugno 2017)




 

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