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Torna a Torino “Jazz Is Dead”

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di Redazione #Torino twitter@torinonewsgaia #Musica

 

La terza edizione di Jazz is Dead! si modula ragionando sulle 3 dimensioni spaziali. Gli assi dello spazio euclideo (x,y,z) costituiscono la modelizzazione a noi più familiare dello spazio fisico. Da qui si muove il ragionamento del direttore Alessandro Gambo che, per il festival prodotto da Arci Torino, ha incentrato la sua selezione artistica sullo studio degli stessi, estetizzandone il risultato in campo musicale. In calce al comunicato stampa, si riporta la programmazione, quindi la suddivisione delle tre giornate del festival nei rispettivi assi euclidei.

In Jazz is Dead! si susseguono nomi di punta della scena impro-noise contemporanea, artisti d’avanguardia del virtuoso movimento strumentista e nuove stelle della etno-psichedelia improvvisata. La lezione del jazz, quello libero, free [three], ha un certo peso in questa edizione.

The Necks si presentano come uno standard trio (piano, basso, batteria), la loro esibizione di musica continua non è scritta, non si appoggia a temi e si adegua all’acustica del luogo ospitante, sono stati definiti da Geoff Dyer del New York Times “the greatest trio on earth”. Il sassofono, uno degli strumenti che hanno prepotentemente caratterizzato il timbro del free jazz, è protagonista: si è ascoltato quello suonato da Colin Stetson, durante l’anteprima del 4 aprile, presso il Circolo della musica, lo si ritroverà al festival con Antonio Raia, il cui ultimo capolavoro Asylum sta facendo il giro del mondo con le straordinarie recensioni che elogiano la sua tecnica, lo impugnerà il grande Evan Parker, che per l’occasione si esibirà con l’unità elettro-acustica Setoladimaiale, si farà sentire nella performance afro beat psichedelica dell’ensemble di Al Doum & The Faryds e nel potente rumore, spinto al limite del suono, di Virginia Genta dei Jooklo Duo. Ci si imbatte in nuove evoluzioni del genere, dritti verso i confini più arditi, con l’elettro-kraut dei Tomaga, il minimalismo percussivo dell’artista di culto Lino Capra Vaccina e le influenze psycho-cumbiere degli eclettici Indianizer.

Grazie alla fusione del jazz con un determinato tipo di rock, avremo la possibilità di ascoltare Thurston Moore, voce, chitarra e mente dei Sonic Youth, la formazione che ha contribuito a modificare gli assetti del rock n roll, rendendoli suscettibili alle contaminazioni e ampliandone gli orizzonti. C’è ancora rock nelle declinazioni prog e virtuose del super trio The Winstons, formato da elementi provenienti da Calibro 35, Afterhours e Pj Harvey, reduci dalla psichedelica esperienza sanremese, della  Superband del “Dopo Festival”, che presentano al festival il nuovissimo disco Smith.

Facciamo spazio allo spazio, quello musicale, fatto di sovrapposizioni, pattern, note infinite, frequenze basse capaci di creare una ipnotica trance percettiva: si va dalla meditazione sonora di Ariel Kalma ai droni dell’ensemble dei Grams e del duo Enrico Degani – Fabrizio Modonese Palumbo. Non a caso queste formazioni sono programmate durante il Drone Day, giorno di festa della comunità internazionale, volta alla celebrazione del drone e dei suoni sperimentali.

Non mancherà il ballo, che si inserisce con naturalezza nelle performance dal vivo, impreziosendo l’efficacia e ampliando le possibilità di fruizione del festival: tutti sanno che JAZZ IS DEAD! è una festa e come tale, ogni notte, sfocia nella evasione dello spirito e del corpo, insomma si balla e lo si fa con stile. A costo di fare le ore piccole, non sono assolutamente da perdere i dj set di Luca Lozano, tra i massimi esponenti delle elettronica più ricercata, ma allo stesso tempo ballabile, e di The Maghreban, produttore inglese, a cavallo tra beat, house e influenze etno-jazz.

La solida base degli artisti locali prevede la performance nippo-noise, per giradischi e voce, di Ramona Ponzini, il set giramondo di Vosje, l’elettronica di Emiliano Comollo e del duo Seven Sins. Si riconferma per il secondo anno il dj set dell’atteso deesjokey Dj’mbo From Gambia.

La location individuata non è casuale, ma profondamente connessa con l’idea artistica, narrativa e comunicativa del festival. La manifestazione viene celebrata nell’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli, uno spazio che unisce suggestione, bellezza e funzionalità. La parte live, unita alla dimensione di clubbing esaltano una location di grande rilievo, all’interno della quale il pubblico ha vissuto esperienze di scoperta in un clima di totale serenità, comunità, rispetto reciproco e dello spazio.

Il Cimitero di San Pietro in Vincoli è rimasto attivo per meno di un secolo: dall’apertura alla fine del ‘700 fino alla costruzione del Cimitero Monumentale nel 1829. Successivamente divenne il cimitero dei giustiziati fino al 1854 e poi fu definitivamente chiuso nel 1882. A secolo di distanza, nel 1988, San Pietro in Vincoli conosce una nuova vita, diventando uno spazio di cultura, musica e teatro dopo una profonda ristrutturazione.

Jazz is Dead!, dal 24 al 26 maggio.

 

 




 

 

(21 maggio 2019)

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