Con l’intensificarsi degli attacchi israeliani in Libano, le strutture sanitarie nelle aree più colpite dai bombardamenti sono state costrette a chiudere, con conseguenze devastanti per i civili e la loro possibilità di accedere all’assistenza sanitaria. Nelle ultime due settimane, gli attacchi israeliani hanno causato la morte di almeno cinquanta operatori sanitari, mentre secondo l’OCHA 6 ospedali e 40 centri di salute hanno chiuso perché l’intensità dei combattimenti ha reso impossibile lavorare senza garanzie di sicurezza.
Medici Senza Frontiere (MSF), che nonostante sia in azione per rispondere ai nuovi bisogni della popolazione e garantire continuità di cure in diverse aree del paese ha dovuto sospendere alcune attività nelle aree più colpite dagli intensi attacchi aerei israeliani, esorta tutte le parti in conflitto a risparmiare i civili, le strutture mediche e il personale medico in Libano, per garantire che i servizi sanitari salvavita possano rispondere adeguatamente ai bisogni medici urgenti della popolazione.
“A causa dell’intensità della violenza, dei danni alle strade e della mancanza di garanzie di sicurezza, al momento non siamo in grado di raggiungere tutte le aree colpite in Libano, nonostante i crescenti bisogni medici e umanitari” afferma François Zamparini, coordinatore delle emergenze di MSF in Libano.
In risposta all’escalation del conflitto, 12 cliniche mobili di MSF sono in azione in varie regioni del paese, tra cui Beirut, Monte Libano, Saida, Tripoli, Bekaa e Akkar, per fornire primo soccorso psicologico, visite mediche, farmaci e sostegno alla salute mentale. MSF sta anche distribuendo beni di prima necessità come coperte, materassi e kit per l’igiene, acqua con camion per le scuole e i rifugi delle persone sfollate, pasti caldi e acqua potabile a centinaia di famiglie sfollate e ha donato carburante e kit traumatologici a diversi ospedali, nonché formato oltre 100 operatori sanitari per la cura dei traumi e la gestione delle vittime di massa in tutto il paese. Tuttavia, la scorsa settimana MSF è stata costretta a chiudere la clinica nel campo palestinese di Burj el Barajneh, nella periferia sud di Beirut, e a interrompere temporaneamente le attività a Baalbek-Hermel poiché entrambe le aree sono state pesantemente colpite dagli attacchi.
“Questa settimana abbiamo riaperto parzialmente la nostra clinica di Hermel per garantire che i pazienti ricevano i farmaci, fornendo loro una scorta di due o tre mesi di farmaci essenziali a seconda della gravità della loro condizione e dei rischi medici” aggiunge Zamparini di MSF.
I pazienti di queste aree sono già vulnerabili e faticano ad accedere all’assistenza sanitaria e la chiusura delle strutture mediche li ha lasciati senza i servizi essenziali di cui hanno bisogno, soprattutto le persone affette da malattie croniche. Inoltre, a causa della mancanza di garanzie di sicurezza per il personale medico, le équipe di MSF non riescono ad operare in modo efficace nel sud del Libano.
“Uno degli ospedali che avevamo programmato di sostenere e a cui avevamo donato farmaci e kit traumatologici a Nabatiyeh, a pochi chilometri dalla linea del fronte, è stato colpito il 5 ottobre” spiega Zamparini di MSF.
Un’unità medica mobile di MSF, che dal novembre 2023 era impegnata a sostenere i centri di assistenza sanitaria generale a Nabatiyeh e in altre aree vicine al confine libanese, è stata costretta a interrompere le sue attività nell’area vicino al confine e attualmente si limita a operare solo fino a Saida dove i bisogni sono maggiori.
Il conflitto armato sta peggiorando una crisi umanitaria già in atto, aggravando i bisogni esistenti. Il sistema sanitario libanese era già sovraccaricato dalla crisi economica del paese, causando l’allontanamento di molti medici e mettendo a dura prova la capacità e le risorse delle strutture sanitarie. I centri sanitari locali, già al limite della capacità, si trovano ora ad affrontare una pressione crescente per cercare di soddisfare i bisogni medici delle persone sfollate, che sono oltre un milione secondo l’UNHCR e sono costrette a cercare sicurezza in rifugi inadeguati e in condizioni disastrose.
“Dobbiamo garantire la continuità dell’assistenza a chi ne ha bisogno. Esortiamo tutte le parti a rispettare il diritto umanitario internazionale. I civili e le infrastrutture civili, le strutture mediche e il personale medico non devono essere presi di mira. La loro sicurezza deve essere garantita” conclude Zamparini di MSF.
(10 ottobre 2024)
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