di Daniele Santi
Non c’è davvero niente di furbo nel bruciare un fantoccio che raffigura Valditara, come non c’era niente di buono nell’impiccagione del fantoccio di Meloni, non c’è niente di buono nel far esplodere ordigni urticanti in faccia alla Polizia mandandone una quindicina in ospedale. Non c’è niente di buono.
Tensioni e danni in centro città e la manifestazione studentesca formata da circa cinquecento studentesse e studenti liceali che “Contro il governo della guerra, dei tagli e delle riforme all’Università” decidono di irrompere nel Museo del cinema, entrando e esponendo bandiere della Palestina. Durante il percorso la costellazione di facinorosi che scatenano i tafferugli, gli scontri, inneggiano ai roghi di medievale ispirazione e al No Meloni Day. Se possiamo esprimere un giudizio politico questo non è fare opposizione è soltanto fare casino; lanciare un ordigno in mezzo alle forze dell’ordine davanti alla Prefettura, in piazza Castello, dove si sono registrate le maggiori tensioni non è fare opposizione è soltanto fare casino. E non sarà mai detto con troppa enfasi che Schlein deve smarcarsi immediatamente da questo tipo di manifestazioni. Il rischio lo conosce anche lei.
Quanto servirà poi alla causa del No Meloni Day fare irruzione in un McDonald o in un Bruger King, occupandoli al grido di “boycott Israel” e facendo danni (vedi foto) è qualcosa che sfugge alla nostra comprensione; quanto serva alla causa entrare nella Mole Antonelliana salire fino alla prima balconata, togliere dal pennone la bandiera italiana, imbrattarla con vernice spray e sostituirla con quella palestinese è qualcosa che sfugge (anche questo) alla nostra immaginazione.
Sfugge alla nostra immaginazione anche la ragione per cui Salvini decide che, a prescindere da ciò che è vero e da ciò che può non esserlo, si tratti a prescindere da ciò che succede e da dove, che si tratta di zecche rosse. Certo l’uomo ha sposato il linguaggio trumpiano convinto di recuperare consensi. Bisogna lasciarlo fare.
Quanto serva poi ai giovani studenti rispolverare il gesto delle tre dita a simboleggiare la pistola P38 tristemente famosa durante gli anni di piombo, quella P38 che uccideva i loro padri; quanto serva a giovani incoscienti che cavalcano cavalli che nono conoscono impossessarsi di simboli e di messaggi che non hanno mai smesso di essere gratuitamente violenti è, infine, totalmente incomprensibile. Non poteva mancare, naturalmente, la partecipazione al corteo di diversi collettivi studenteschi tra cui alcuni vicini al centro sociale Askatasuna, considerato a oggi ultima roccaforte dell’autonomia in Italia e protagonista abituale della solita storia. Rimaniamo convinti che questo non è fare opposizione, non è fare politica, non è manifestare per rivendicare diritti. Questo è caos.
E non rappresenta gli studenti di 35 città che hanno, invece, manifestato pacificamente per il diritto allo studio nella scuola pubblica (e contro i finanziamenti di Valditara alla scuola privata).
Prende posizione il segretario generale della federazione FSP Polizia-Consap di Torinoche sui disordini di Torino dice: “Quello che è accaduto questa mattina è inaccettabile. Diciotto agenti feriti, una camionetta distrutta, uova e ordigni urticanti lanciati contro le forze dell’ordine, mezzi vandalizzati e usati come tamburi. Questo non è diritto di protesta: questa è pura violenza, e la Polizia non è pagata per andare al martirio contro ogni genere di feccia. La responsabilità di tutto ciò ricade sulla sinistra istituzionale, che da anni coccola questi individui e regala loro spazi come i centri sociali. È il caso di Torino, dove il Sindaco Lo Russo protegge realtà come Askatasuna, persino quando distruggono tutto ciò che trovano. Lo abbiamo visto anche pochi giorni fa a Bologna: gli stessi gruppi, le stesse violenze, la stessa difesa ideologica ai teppisti di professione che è ormai inaccettabile. Per questo e per altri motivi la Polizia di Stato ha le mani legate di fronte a queste manifestazioni violente che nulla hanno di democratico. È ora di dire basta: servono pene e condanne esemplari, che vengano scontate realmente. Non sono sufficienti avvisi o obblighi di firma. Chi aggredisce le forze dell’ordine deve andare in carcere”.
Sulla questione interviene anche il presidente dell’Anp, l’associazione nazionale presidi: “La democrazia si nutre anche del diritto, garantito a tutti, di manifestare liberamente convincimento o dissenso. Non è però accettabile che tale diritto trascenda nella violenza e nella mancanza di rispetto verso chi, a torto o ragione, è portatore di idee diverse da quelle dei manifestanti”. Risuona, clamoroso nel suo silenzio, il mutismo delle opposizioni e del PD di Elly Schlein che viene rotto con molto ritardo da una dichiarazione della segretaria che dice: “Solidarietà agli agenti. Condanniamo la violenza che è deprecabile così come [sic] la strumentalizzazione da parte delle forze politiche di governo”.
(15 novembre 2024)
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