di Gh.Gr.
Le sentenze non si discutono. Si applicano. Oppure si impugnano. Ed è quello che ha fatto la procura di Torino dopo la sentenza in cui alle già discutibili motivazioni si è aggiunto un altrettanto discutibile linguaggio, come già sottolineato da Lorenza Morello in questo articolo. Il giudice che ha assolto l’uomo è stato addirittura convocato in parlamento, per chiarimenti.
La sentenza è stata “impugnata e ci sarà poi un giudice che deciderà”, ha spiegato Cesare Parodi, presidente Anm e procuratore aggiunto di Torino, intervistato da Tagadà su La7, sottolineando che “purtroppo ci ha molto colpito, e lo posso dire perché è un oggetto delle impugnazioni – ha proseguito il procuratore – è il linguaggio che è stato utilizzato. Noi chiederemo alla Corte d’appello, se al caso la Cassazione, se la Procura generale lo riterrà, se questo genere di argomentazione, che a me pare non in linea a quei principi espressi anche dalla Corte europea, proprio sui criteri di valutazione, sia o meno condivisibile”.
Di diverso parere gli avvocati dell’uomo che dicono: “Si rispetti la decisione dei giudici”.
(12 settembre 2025)
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