di Daniele Santi #Torino twitter@gaiaitaliacomlo #lgbtqi
Il 33° Lovers Film Festival – Torino LGBTQI Visions, diretto da Irene Dionisio e presieduto da Giovanni Minerba, annuncia con uno dei soliti comunicati stampa di rara presunzione, “la promozione in collaborazione con l’Associazione Culturale Drugantis e con il supporto di Compagnia di San Paolo, della prima edizione del Lovers Goes Industry: il primo [sic] spazio di incontro e di confronto dedicato all’industria cinematografica LGBTQI in seno a un festival, che avrà luogo all’interno dell’edizione 2018 di Lovers (Torino, 20 – 24 Aprile 2018)”.
Il comunicato stampa informa quindi che “la città di Torino ed il Lovers Film Festival diventano crocevia irrinunciabile per l’industry LGBTQI: produttori, distributori, esercenti e film maker saranno invitati a partecipare ad una giornata di networking. L’evento includerà tavole rotonde, discussioni e pitching. Verranno inoltre presentati alcuni work in progress, selezionati attraverso una call, di lavori in postproduzione o da poco completati in cerca di partner e opportunità distributive. Alcuni venditori internazionali saranno, altresì, invitati a presentare la loro line up. L’obiettivo e facilitare il networking tra i professionisti dell’industry del settore con particolare attenzione alla distribuzione di prodotti cinematografici LGBTQI. Grazie a questa iniziativa verrà creato cosi un Industry Day a tematica LGBTQI non ancora presente, con questa struttura, in nessun altro festival: un’iniziativa che possa crescere di anno in anno diventando un momento fondamentale e irrinunciabile per tutti i professionisti del settore. Lovers Goes Industry mira a rendere la manifestazione un punto di riferimento per i festival a tematica italiani, attraverso un evento che ne completi la natura di kermesse. La giornata è organizzata in collaborazione con Film Commission Torino Piemonte, Torino Film Lab, ARCI Torino, il Circolo dei lettori e UCCA”. Inutile sottolineare la prolusione di termini anglofoni che poco onore fa all’Italiano degli scriventi, ma che molto deve a ciò che essi ritengono di essere e fare, dimenticando che per creare un’industria c’è bisogno di mezzi e non di parole. E ugualmente di parole, e non di fatti, c’è bisogno per continuare la devastazione di quello che è stato il festival di cinema a tematica omosessuale più importante del mondo ridotto, in una sola stagione, a vetrinetta di nessuna importanza.
Stupisce che Giovanni Minerba si presti ad un simile gioco.
(19 marzo 2018)
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