di Redazione #Torino twitter@torinonewsgaia #Politica
Ieri sera a Torino, ma anche in altre città d’Italia, abbiamo assistito a lanci di pietre, bottiglie, bombe carta, molotov, negozi devastati, dehors danneggiati, aggressioni: la rabbia e la frustrazione dilagano tra le fasce sociali colpite dalla crisi e che protestano per le misure del DPCM Conte dello scorso 25 ottobre, ma non si dica che sono stati i commercianti a distruggere le vetrine o a rovesciare i cassoni di immondizia.
I fascisti di varie risme sono ben organizzati per spostare la protesta sul piano della violenza. Una violenza che va denunciata senza se e senza ma. A chi, da sinistra, guarda con indulgenza a questi episodi vorrei suggerire che c’è una bella differenza tra la Resistenza e l’insurrezionalismo che ha portato alla Marcia su Roma. E che per essere di sinistra è dirimente saper riconoscere questo tipo di differenza.
Altra cosa è la protesta pacifica, il cui significato va compreso.
Mi pare evidente che questo nuovo DPCM rappresenti una mediazione faticosa e imperfetta tra una tendenza più severa ancora (lockdown generale) e una più morbida (tenere aperti ristoranti, palestre, sport, cinema, etc). Si è fatta una scelta difficile: scoraggiare la vita sociale e i ritrovi tra le persone e dunque disporre un sostanziale coprifuoco, anche se la parola non piace, a partire dalle ore 18.
L’effetto collaterale è che in questo modo ci rimettono gli attori che animano lo spazio sociale e culturali in cui viviamo e trascorriamo il nostro tempo libero. La protesta delle attività chiuse o con orario ridotto si salda con quella dei loro lavoratori, spesso precari o autonomi intermittenti, per questo non sempre coperti dalla sicura cassa integrazione ma da ben più precarie misure una tantum.
Ecco perché, nella speranza che questo basti a limitare la curva dei contagi e a non sovraccaricare la sanità pubblica, il compito del Governo è fornire il prima possibile i contributi e i ristori alle imprese che hanno chiuso, tramite accredito diretto, e di accelerare l’erogazione delle una tantum per autonomi.
Non so se basterà ma è chiaro che una politica forte di rilancio di questi settori ci vorrà.
Si tratta non solo di imprese, ma di attività che vivono e fanno vivere i quartieri e le valli, che costruiscono parte dell’identità dei luoghi e non si può pensare che vadano a chiudere in massa nei prossimi mesi.
Per questo dobbiamo fare quanto promesso e di più.
Così un comunicato stampa di Paolo Furia, Segretario Regionale PD Piemonte, che pubblichiamo così come l’abbiamo ricevuto in redazione.
(27 ottobre 2020)
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