di Paolo M. Minciotti
A seguito della decapitazione del M5S da parte di Luigi Di Maio, con l’ex Sindaca Chiara Appendino a uscirsene con dichiarazioni di tre parole che non dicono nulla tanto per rimanere fedeli a se stessi, abbiamo letto sulle nostre pagine social numerosi commenti che utilizzano il termine “pseudo-politicanti” trattandoli più o meno tutti come usurpatori di ruoli e cariche che non gli appartengono.
Va detto che Luigi Di Maio ha posto un freno, per ora, alla promiscuità politica del M5S che è stato un po’ la femme publique della politica italiana dal 2018 ad oggi facendosela un po’ con tutti: sono passati dal mai con il PD, al governo col PD; dal mai con la Lega, al tornare al governo con la Lega; dal mai con Berlusconi al darla finalmente anche a lui. E’ vero che Di Maio era già lì e in alcuni casi è stato anche l’artefice di alleanze con partiti prima odiati, ma ci sembra che oggi abbia fatto l’azione giusta al momento giusto. Poi la politica si costruisce giorno per giorno e nessuno è esente da errori.
Volevamo quindi sottolineare, a beneficio dei commentatori inferociti da social, ma anche perché va detto, che nessuno di quegli usurpatori definiti tali via social con una rabbia e una superficialità spesso eccessive è entrato in parlamento con un colpo di stato: tutti sono stati regolarmente eletti, attraverso regolari elezioni, attraverso regolare conteggio di preferenze, verifica della regolarità del voto. Non sono quindi usurpatori: stanno lì perché li hanno votati gli Italiani e sono, un po’, anche lo specchio di ciò che siamo noi.
Quando vedremo un salto di qualità nei commenti sarà facile immaginare che anche la maturità politica degli elettori avrà portato a scelte più ponderate al momento di votare: vorrebbe dire che gli Italiani hanno cominciato ad applicare alle Politiche lo stesso spirito critico che riescono a tirare fuori quando si trovano di fronte i quesiti referendari. Dunque invitiamo ad osservare questa presunta costruzione di un grande centro che guarda a sinistra e che ha potenzialmente sei leader, perché potrebbe dire molto sul futuro della politica italiana anche in senso proporzionale – e speriamo tornino anche, finalmente, le preferenze. E Di Maio, teoricamente, su questo punto non sembra disposto a cambiare idea.
(23 giugno 2022)
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