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Il governo secondo Meloni prima e dopo

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di Matteo Marra

Vediamo come si forma il Governo ora.

Dopo le elezioni, ci sono le consultazioni, condotte dal Presidente della Repubblica, con le quali si apre il procedimento di formazione del Governo. Durante le consultazioni, il Presidente della Repubblica incontra rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari. In questa fase, vi è uno scambio di informazioni tra i partiti e la Presidenza della Repubblica, che è informata, appunto, delle posizioni dei partiti sulla formazione del Governo e sui negoziati che si svolgono tra i diversi partiti.

Dopo le consultazioni, il Presidente della Repubblica conferisce oralmente l’incarico di formare il Governo alla persona indicata dai partiti come la più indicata a guidare una coalizione di Governo (di solito, questa persona è già a capo di una coalizione elettorale). L’incarico è accettato con “riserva”, che viene sciolta solo dopo che l’incaricato ha individuato una lista di ministri da proporre al Presidente della Repubblica per la loro nomina. Si richiede, altresì, un programma di Governo, i cui contenuti siano tali da avere il consenso dei partiti della coalizione e, di conseguenza, la fiducia delle Camere (di solito, il programma di governo, è il programma della coalizione che ha vinto le elezioni).

Come si forma il Governo con la riforma Meloni-Casellati

Dopo le elezioni, il Presidente del Consiglio eletto si presenta dal Presidente della Repubblica per il conferimento formale dell’incarico di formare il Governo. Entro dieci giorni, il Governo deve presentarsi alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso in cui, la mozione di fiducia non sia approvata, il Presidente del Consiglio eletto ritorna dal Presidente della Repubblica, che conferisce nuovamente allo stesso Presidente del Consiglio eletto lo stesso incarico di formare il Governo. Il Governo si presenta nuovamente alle Camere per la fiducia e se non la ottiene, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere.

Questo è previsto dal nuovo articolo 92, comma secondo, proposta dalla riforma Meloni-Casellati. In sostanza, si tratta di porre dei limiti alle richieste dei partiti che formano la coalizione di governo al Presidente del Consiglio eletto. Ciò vuol dire che gli accordi per la lista dei ministri sono presi prima delle elezioni in base ai rapporti di forza tra i partiti entro la coalizione. Accordi che sono rivisti nel momento in cui arrivano i risultati delle elezioni, che possono modificare i rapporti di forza tra i partiti alleati. Quindi, la non approvazione della mozione di fiducia al Governo la prima volta che si presenta alle Camere serve proprio ai partiti della coalizione per verificare che gli accordi presi siano sostanzialmente mantenuti.

Invece, la seconda mozione è un’arma in mano al Presidente del Consiglio eletto, in modo tale che abbia la possibilità di dire ai partiti alleati: “non vi do più di quanto promesso”. Quindi, in modo che il Presidente del Consiglio eletto non sia sotto ricatto dei partiti minori, che approfittando della propria necessaria presenza per la formazione del Governo, potrebbero richiedere più di quanto sia stato loro promesso da accordi precedenti.

Le consultazioni sono, ormai, inutili, perché il Governo ha già la maggioranza in Parlamento. La riforma introduce, appunto, un premio di maggioranza che assicura al Presidente del Consiglio eletto, il 55% dei seggi. Non si sa ancora come si potrà scrivere la legge elettorale in modo da garantire tale maggioranza.

Nel caso in cui il Presidente del Consiglio sia sfiduciato o si dimetta, il Presidente della Repubblica procede a conferire l’incarico di formare il nuovo Governo ad un parlamentare, che diventa il Presidente del Consiglio subentrante, eletto in liste collegate al Presidente del Consiglio eletto.

Inoltre, per come è scritta la riforma, non conosciamo ancora come sarà la legge elettorale, un solo partito come Fratelli d’Italia, col 30% può eleggere il Presidente del Consiglio ed ottenere il 55% dei seggi. Un partito unico al Governo non fa molto bene alla democrazia. Come non fa molto bene, in generale, la riforma Meloni-Casellati, che trasforma il Parlamento in un semplice passacarte.

 

 

(5 aprile 2024)e vietata

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