di Gianfranco Maccaferri #gfmaccaferri twitter@torinonewsgaia #LFF2019
Cosa mi aspettavo e non ho trovato nello sconfinato programma della 34° edizione del “LOVERS FILM FESTIVAL Torino LGBTQI Visions”?
Premessa: al “LOVERS FILM FESTIVAL Torino LGBTQI Visions” vale sempre la pena di andare, è certamente una bella esperienza, sicuramente ognuno troverà molti film interessanti e tante discussioni costruttive a cui partecipare. Quindi, un lungo weekend a Torino dal 24 al 28 aprile 2019vale la pena programmarlo perché è bello esserci!
Fatta la premessa ora si può entrare nel merito…
Cosa mi aspettavo e non ho trovato nello sconfinato programma della 34° edizione del “LOVERS FILM FESTIVAL Torino LGBTQI Visions”?(primo argomento)
La Tunisia che è una nostra dirimpettaia, che è l’unico stato arabo repubblicano e democratico, che è il paese di riferimento per costruire una prospettiva di pace nel Nord Africa, il paese dove i diritti civili vengono faticosamente presi in considerazione dai mass media e portati in discussione in parlamento e nel governo, la Tunisia che ci indigna e ci mobilità perché è un paese in cui l’omosessualità continua a essere criminalizzata, Tunisi che è a poco più di un’ora di aereo dal “LOVERS FILM FESTIVAL” di Torino… ecco, non solo non ho trovato la Tunisia nell’infinito programma del “Lovers Film Festival”, ma gravissimo è stato non aver trovato riferimenti, solidarietà, inviti, gemellaggio con il “Mawjoudin Queer Film Festival”!
In un paese giuridicamente, socialmente e culturalmente omofobo, l’associazione Mawjoudin ha organizzato a fine marzo la seconda edizione del Queer Film Festival, nel centro di Tunisi: il giorno dell’inaugurazione, l’ingresso del cinema era affollato con oltre 300 tunisini, soprattutto giovani, che applaudivano in uno schiamazzo di gioia e di festa, aspettando con impazienza l’inizio dell’evento.
Il festival ha proiettato 31 film provenienti da 15 paesi, tavole rotonde, workshop, spettacoli e mostre.
La Tunisia ha partecipato con un cortometraggio, Ymin el Baccouche di Tarek Sardi, e un documentario, Travestie di Safwen Abdellali.
“Con tutti gli stereotipi che abbiamo sugli orientamenti sessuali e le identità di genere nella società tunisina, questo film può aiutare a decostruire la rappresentazione stereotipata delle persone LGBTQI e mostrare la normalità della diversità all’interno della società”, ha detto il giovane regista Sardi.
Il festival di Tunisi ha fatto due scelte importanti: la prima è stata di escludere film provenienti dai paesi occidentali per dare spazio alle produzioni meno conosciute e sostenute finanziariamente, ma soprattutto per proporre film culturalmente più vicini al “sentire” e alla quotidianità dei giovani tunisini; la seconda scelta è stata di non fare concorsi o premi, ma semplicemente proporre cultura.
La domanda che vorrei porre è: questi ragazzi tunisini, così culturalmente intraprendenti e soprattutto coraggiosi, che hanno rischiato denunce e il carcere, meriterebbero attenzioni e sostegno da parte degli organizzatori del Lovers Film Festival di Torino?
E soprattutto lei, Direttrice del festival torinese, è andata a vedere, a sostenere, a presenziare, a dare visibilità a questa iniziativa così importante? Nessuno l’ha vista, come non si è visto nessun delegato del festival! Ma lei riesce a immaginare cosa avrebbe potuto significare per quei ragazzi tunisini la sua presenza o di qualcuno del suo staff?
Considerando che lei a Tunisi non c’era, le voglio raccontare una situazione avvenuta che potrebbe esserle di stimolo.
Risposta a questi quesiti e a molti altri possono aversi raggiungendo Gianfranco Maccaferri al suo blog.
(17 aprile 2019)
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