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Mapplethorpe che piace ma lo si ignora (come fanno certi sconsiderati col LFF torinese)

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di Gianfranco Maccaferri #LFF2019 twitter@torinonewsgaia #LGBTI

 

Girare un film su Robert Mapplethorpe in diciannove giorni e con un badget ridicolo, è da pazzi o da presuntuosi. In questi casi, per attenere risultati importanti, occorre una sceneggiatura solida, attori che si dedicano senza limiti, una regia forte e chiara, una organizzazione di produzione assolutamente professionale. Se poi il film è dedicato a un personaggio complesso e difficilissimo come Robert Mapplethorpe, bisogna essere dei matti solo a pensare di riuscire nell’intento.

Il film è stato realizzato con tutti i limiti imposti e dove è stato presentato (Tribeca Film Festival 2018, Austin, Long Beach, Oslo, Atlanta, Sidewalk Film Festival) ha vinto per il riscontro del pubblico, ma ha ricevuto critiche severe per la sceneggiatura. L’attore protagonista, uno stupefacente Matt Smith, usa la scena per abitare completamente il suo personaggio, per convincere tutti a guardare quel “Robert Mapplethorpe c’est moi“. Questo è, in astratto, una performance audace e perfetta, un atto di possesso, e Smith non sbaglia mai – personalmente – nei 96 minuti del film. A nessuno degli altri personaggi di questo film viene dato, come per l’attore principale, lo spazio per costruire personaggi di rilievo. C’è un motivo per cui questo approccio è azzeccato, poiché Mapplethorpe era certamente un auto-mitologo e le persone nella sua orbita erano facilmente maltrattate o scartate come imponevano i suoi capricci e la sua grandezza artistica.

Il film è in programma al Lovers Film Festival 2019 in perfetta e stupefacente sordina… Addirittura non citato nel “Programma della giornata” inviato agli organi di stampa, mentre nella programmazione appare come evento speciale.

Se un film riceve il consenso entusiasta del pubblico (e noi sappiamo che al Lovers Film Festival di Torino il pubblico serve, come ad ogni festival), perché non puntare anche su un film che incuriosisce moltissimo, che attira gli innumerevoli “amanti” di Mapplethorpe, che sicuramente potrebbe riempire le sale per più proiezioni? Questo naturalmente se la proiezione fosse resa nota.

Altra domanda: perché non è stata organizzata, ma ci sarebbero volute lungimiranza e programmazione, l’itinerazione della mostra “Robert Mapplethorpe – Coreografia per una mostra” che da pochi giorni ha chiuso i battenti a Napoli? Una mostra magnifica sotto tutti i punti di vista che sarebbe probabilmente stata la perfetta mostra “collaterale” al festivalino torinese. Con tutto il rispetto per Asia Argento.

 

 





 

(25 aprile 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

 




 

 

 

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