di Daniele Santi #Lopinione twitter@torinonewsgaia #Politica
Cinque anni di Chiara Appendino potrebbero non essere bastati ai torinosi qualora dovessero cedere alla fascinazione del conduttore televisivo Massimo Giletti, l’uomo che non pone domande, ma scioglie drammi, che non conduce, ma affascina, che non sta da una parte, ma nemmeno dall’altra e che se può invita Salvini senza contraddittorio. Ed è proprio Salvini, a dimostrazione che se non si sta né da una parte né dall’altra è perché si sta da una parte precisa, a chiedere a Massimo Giletti di candidarsi alla poltrona che già è stata della Sindaca Appendino.
Discendente di ottima famiglia del biellese, industrialotti locali, industriosi e capaci, il pargolo regalato al giornalismo di parte, la sua prima di tutto, è corteggiato proprio da Salvini che l’invoca di concedergliela, la candidatura, a testimonianza che in questo paese se individui l’ospite giusto e capti i suoi umori, poi magari ci diventi anche amico, la poltroncina per la vecchiaia non te la toglie nessuno. Avendo visto Giletti all’opera parlare di necessità di precisione scientifca e dare poi la parola a Matteo Salvini potremmo già presagire di quali esperti sarà composta la possibile giunta futura dell’ancora indeciso possibile candidato Sindaco della Lega, l’indipendente Massimo Giletti già giornalista fuggito dalla Rai per rivendicare libertà.
Essendo la libertà una cosa seria non gli si può dar torto e toccherà aspettare e stare a vedere cosa potrebbe succedere: Giletti è belloccio, ha un suo certo savoir-faire è il rampollo coi beni di famiglia cosa volete che me ne freghi dello stipendio, e c’è un precedente inquietante. Avendo i torinesi votato Chiara Appendino potrebbero essere pronti a votare chiunque.
Si troverebbero così sulla poltrona vacante il giornalista tutto d’un pezzo che non esprime opinioni, le tuona e che non ha punti di vista, ma granitiche certezze. Le sue non sono convinzioni politiche ma doveri morali. Cio che lui vive non è giornalismo, ma missione.
E nonostante tutto sto ben d’iddio siamo ancor nell’incertezza, ahinoi, perché la riserva non è sciolta. L’Appendino invece sì.
(12 giugno 2020)
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