di Giancarlo Grassi #Lopinione
La svolta di Salvini è qualcosa di più di una svolta. E praticamente un miracolo dell’opportunismo più bieco. La sua Lega, quella filo-Putin, quella dei 49 milioni di cui non si sa nulla, quella delle indagini, è diventata addirittura una sostenitrice del Recovery Fund, così convinta da avere addirittura votato a favore a Bruxelles.

Pensate che ci sia sotto qualcosa? Forse una poltrona per Giorgetti, ma soprattutto la ricostruzione dell’imene di Matteo Salvini ad uso io non sono fasciorazzista è che mi disegnano così, e a quel punto – essendo la Lega una religione più che un partito – il sacrificio dell’On. Meloni che ha deciso di rimanere all’opposizione perché vuol bene all’Italia [sic] sarà servito a ben poco. Soprattutto non sarà servito a lei. Che è politicamente, per chi ha a cuore la democrazia, un’eccellente notizia.
Qual’è il gioco? Portare denari alle regioni industriali, quelle degli industrialotti dal dialetto facile, la cultura becera e la Lega nel portafogli, che hanno scelto di votarsi a Salvini e alle quali regioni, nel senso di elettori, l’incapacità della amministrazioni imposte da Salvini, che si occupano solo di razzismi e discriminazioni, hanno sfrancicato le gonadi. Toccherà riempirli di denari leciti per farli stare buoni, per far ripartire l’economia e per salvare la poltrona di segretario e senatore di Salvini (non siete obbligati a leggere nell’ordine in cui abbiamo scritto).
La sensazione è che Salvini, per puro calcolo elettorale, furbo, ma non abbastanza e staremo a vedere l’evolversi della situazione, in questo momento potrebbe votare qualsiasi cosa pur di essere dentro la partita della genuflessione a Draghi. Ma Draghi è tutto fuorché uno sprovveduto. Se ne accorgeranno.
(10 febbraio 2021)
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