di Daniele Santi, #Politica
Sono stati interessantissimi sessanta minuti quelli che IPSI ha proposto in streaming live per la presentazione del suo rapporto al quale hanno partecipato, oltre al presidente Giampiero Massolo, trattavasi del Rapporto Annuale dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) intitolato Il mondo al tempo del Covid: l’ora dell’Europa?, anche Emma Bonino, Enrico Letta, Maurizio Molinari e Matteo Salviini.
Tutti interessanti gli interventi, da sottolineare alcuni passaggi di Emma Bonino, ma il clou è stato Matteo Salvini perennemente in difesa, e quindi all’attacco, con insopportabili eccessi di vittimismo, di fronte ad un francamente dialogante Enrico Letta al quale Salvini risponde sgomitando come per uscire da una trappola, quando non ne aveva bisogno, viste che alcune delle sue osservazioni erano anche condivisibili. Ciò che non sono più condivisibili sono i toni e l’essere perennemente all’attacco di qualcuno per dimostrarsi migliori degli altri. Politicamente inutile e, a lungo andare, pericoloso. Perché crea nemici ingiustificatamente.
Così quando Letta dice che non gli interessano la ragioni della giravolta, perché una giravolta opportunista è stata, della Lega neo-europeista e parla di dialogare e trovare punti in comune (usa il politichese, ma Salvini dovrebbe conoscerlo, essendo più politico di noi), il leader leghista non risponde, ma sbotta con un ingiustificabile “se si devono dare patenti di democrazia non si fa un buon servizio. L’Europa si fonda sulla libertà, non sulle scelte etiche e morali, perché questo sarebbe problematico” ed è così occupato a difendersi da inserire nel discorso delle libertà anche la Polonia, che le libertà le sta togliendo al suo popolo, non gliene sta dando di nuove. Poi, siccome all’uomo piace vincere duro, continua: “Noi non chiediamo a nessuno di fare il mea culpa, ma non si può far finta che nulla sia accaduto, che gli errori non ci siano stati” e alla banale verità dell’affermazione non si può togliere nulla.
C’è invece da riflettere su ciò che Salvini dice dopo: “Se la pandemia insegna a concentrarsi su grandi temi è un passo avanti, possono andare insieme il sovranismo e l’europeismo, coniugati dal pragmatismo alla Draghi”; Salvini non può dire “Finché c’è in sella Draghi, poi la guerra è aperta di nuovo”, perché la guerra deve ufficialmente lasciarla a Meloni all’opposizione. Lui, per ora almeno, finge di non poterla fare.
(29 marzo 2021)
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