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Paolo Furia: termovalorizzatori necessari ad alcune condizioni, ma occorre aumentare la differenziata

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di Redazione Politica

Bisogna ridurre al massimo la produzione di rifiuti e bisogna rendere più efficace la pianificazione dello smaltimento, oggi ancora troppo in mano a logiche di mercato inefficienti.

Però il rifiuto residuo indifferenziato qualcuno lo deve smaltire. Roma ha ampi margini di miglioramento nella differenziata, ma pure quei territori che viaggiano verso l’80% di differenziata (e per ora nessuna regione italiana, neppure le più virtuose, ci arrivano – il Piemonte, secondo l’Ispra, sta a una media di 64,48% di differenziata nel 2020) avranno un residuo di indifferenziato non recuperato. Ammesso che si possa arrivare a assorbire completamente tutto nel riciclo e nell’economia circolare, direzione comunque auspicabile e per cui occorre lavorare, ci vorrà comunque ancora molto tempo.

Chi produce troppi rifiuti senza differenziare deve essere punito con una tassazione meno vantaggiosa e i territori devono essere messi nelle condizioni di smaltire i loro rifiuti.

I termovalorizzatori servono se le istituzioni di una città, una provincia, una regione, libere da pressioni di lobbies, valutano che sia necessario (e più ecologico di altre scelte, come le vecchie discariche) per smaltire il residuo indifferenziato. Basta vendere i propri rifiuti a multinazionali del rifiuto che operano ovunque in Europa e magari tanti nel nord. Basta inquinare per trasportare i rifiuti con i camion in giro per l’Europa perché noi non vogliamo fare ciò che dobbiamo fare a casa nostra – perché magari non ci piacciono, ma siamo noi a farli. Un’attenzione che bisogna avere è di non costruire termovalorizzatori in aree sbagliate, aree che hanno già dato tanto (magari individuate in passato per ospitare discariche e/o cave). Un’altra attenzione che bisogna avere è scrivere a livello regionale piani dei rifiuti molto chiari, che consentano di prevedere in modo ragionevolmente sicuro le tonnellate di rifiuti attesi in un certo lasso di tempo in una certa area territoriale, in modo da pianificare con chiarezza di quali e quanti impianti ci sia bisogno. Oggi in assenza di pianificazione il rischio è che l’iniziativa privata prevalga e magari una Regione come il Piemonte rischia di passare senza soluzione di continuità da avere un termovalorizzatore solo, che non basta neanche a smaltire tutto l’indifferenziato dei Piemontesi, a averne tre, perché sono diversi gli attori che si propongono di svilupparli, e la mano destra non sa cosa fa la sinistra.

Ma quei membri delle istituzioni che invece sono contrari a priori alla costruzione di un termovalorizzatore deve spiegare quale sia la sua soluzione per smaltire l’indifferenziato residuo. Perché mi sembra sinceramente troppo comodo stare in una città che ricicla sì e no il 50% dei suoi rifiuti e non vuole nemmeno assumersi la responsabilità di gestirli.

Così in un comunicato stampa il segretario regionale PD Paolo Furia sui termovalorizzatori.

 

 

(13 maggio 2022)

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