La decisione del presidente Al-Sisi dopo la condanna a tre anni inflittagli il 18 luglio dopo un lunghissimo calvario giudiziario. L’annuncio è stato dato dalle autorità egiziane pochi minuti fa che hanno parlato di “grazia presidenziale”. Dunque la decisione è stata presa dal presidente Al-Sisi.
Ci permettiamo di tradurre semplicemente e volgarmente quello che sembra essere il ragionamento alla base di questa disgustosa sceneggiata che sembra stare alla base del disegno propagandistico che soggiace alla grazia: Patrick Zaki è colpevole di avere diffuso il falso contro l’Egitto, in patria e all’estero, dunque la Giustizia lo punisce con la condanna, ma siccome il presidente è bravo e buono ed ha un grande cuore compassionevole, decide per la grazia e lo libera. Manca un anno alle elezioni in Egitto e un po’ di sano marketing fa sempre bene anche se l’attuale stato delle cose nel paese non permettono nemmeno di contemplare l’idea che ci sia un candidato concorrente alla presidenza.
La condanna a tre anni inflitta a Zaki il 18 luglio era inappellabile, secondo le leggi del Paese, e doveva essere formalizzata da un governatore militare; l’intervento che l’ha risolta con la grazia presidenziale somiglia più al gesto magnanimo di un satrapo che all’azione dettata dal buon cuore di un padre di famiglia nonostante il post su Facebook che celebrava la decisione e che recitava il “Presidente Abdel Fattah al-Sisi (…) usa i suoi poteri costituzionali ed emette un decreto presidenziale che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer, in risposta all’appello del Consiglio dei segretari del Dialogo Nazionale e delle forze politiche”. Le diplomazie internazionali europee e statunitensi, Italia in primo piano, hanno giocato il loro ruolo. A quale prezzo non è dato sapere.
(20 luglio 2023)
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