di Matteo Marra
L’ammucchiata, o “campo larghissimo”, ha perso le elezioni in Abruzzo. Sembrerebbe, quindi, che la “strategia dell’ulivo” non sia un paradigma che possa ripetersi con successo in altre Regioni, oltre la Sardegna. È bene ricordare, infatti, che il popolo sardo tende a non essere molto fedele col governatore uscente: Soru (2004-2008) era sostenuto dal centrosinistra, Cappellacci (2009-2014) era di centrodestra, Pigliaru (2014- 2019) di centrosinistra, Solinas (2019-2024) di centrodestra. Ora, Todde (M5S) sostenuta da una lista di centrosinistra, il famoso “campo largo”. Evidentemente, diverso è per le Regioni del continente. I Veneti, per esempio, sono molto affezionati al Governatore Zaia, che spera ancora nel terzo mandato, nonostante i “no” di Meloni a Salvini.
Inoltre, tra i partiti dell’ammucchiata è lotta per la leadership, la partita è tra Conte e Schlein. Interviene Prodi che rimprovera timidamente Conte: “Io dico solo una cosa: se volete vincere mettetevi d’accordo, se volete perdere continuate a litigare”. Conte risponde: “Come si fa a stare insieme a chi ha come unico obiettivo dichiarato quello di affossare il Movimento 5 Stelle?”. Gran bella domanda quella di Conte. Ce la siamo posta la scorsa settimana quando Calenda ha voluto partecipare a tutti i costi all’ammucchiata.
Quello di Prodi è proprio un invito all’unione, a costituire un nuovo L’Ulivo, che è seriamente l’unica possibile soluzione al problema ormai storico della sinistra “come battiamo la destra?”. La legge elettorale italiana è, purtroppo, maggioritaria, premia, quindi, chi prende più voti. La destra non è imbattibile – soprattutto questa destra imbarazzante – è litigiosa, ma ha la capacità di mostrare una certa unità ad ogni tornata elettorale. Bisogna ricordare che Berlusconi ha avuto la capacità di unire in coalizione la Lega Nord di Bossi e Alleanza Nazionale di Fini, un’impresa titanica. Infatti, Bossi gridava: “Mai con i fascisti”, Fini guardava male i leghisti, che volevano spaccare il Paese.
Ed ecco che i padri nobili sono tornati. Fini, molto probabilmente, ha indicato la via della moderazione a Meloni, che è una strategia vincente. Prodi indica la via da percorrere alla sinistra per provare a vincere le elezioni politiche, indicazione che non piace perché, anche quello di Prodi, è un appello alla moderazione. Schlein e Conte non sono moderati e non hanno alcuna voglia di moderarsi. Per Prodi “il problema è tutto nella testa di Conte”, che, come un bambino, si lamenta di Calenda brutto e cattivo che vuole distruggere il M5S. Conte può stare sereno perché Calenda non riesce ad essere della stessa idea per più di un quarto d’ora. Questo lo rende per nulla credibile, ma, sicuramente e seriamente, Calenda non è una minaccia per Conte.
Prodi ha avuto la capacità di mettere insieme in un’unica coalizione forze politiche che non solo erano tra loro ostili, ma che erano storicamente contrapposte. Se ce l’hanno fatta i democristiani ed i comunisti, possono riuscire anche Conte e Schlein ad unirsi in coalizione. Se il problema è capire chi mettere a capo della coalizione, si faccia come fa la destra: chi prende più voti è a capo della coalizione ed è anche il candidato come Presidente del Consiglio. In alternativa, possono richiamare Prodi.
(15 marzo 2024)
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