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“Dopo di me il diluvio”, almeno finché tuona

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di Matteo Marra

Domenica 9 giugno, dopo l’arrivo dell’esito delle elezioni europee, che hanno visto il trionfo della destra di Marine Le Pen, col suo Rassemblement National, Jordan Bardella ha chiesto al Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale, la Camera bassa del Parlamento francese. Nessuna risposta diretta da parte di Macron, che si è limitato a comunicare che la sera stessa, alle 20.30, avrebbe tenuto un discorso alla Nazione.

Alle 20.30, Macron prende atto della sconfitta del suo partito, Renaissance, che alle elezioni europee ha ottenuto meno del 15%, doppiato dal Rassemblement National, che è arrivato al 31,5%, scioglie l’Assemblea Nazionale ed annuncia nuove elezioni: “J’ai décidé de vous redonner le choix de notre avenir parlementaire par le vote: je dissou donc ce soir l’Assemblée Nationale”, che in italiano suona così: “Ho deciso di ridarvi la scelta del nostro futuro parlamentare col voto: sciolgo, quindi, questa sera, l’Assemblea Nazionale”.

Secondo l’articolo 12 della Costituzione francese, quando il Presidente della Repubblica scioglie l’Assemblea Nazionale, le elezioni devono avvenire al massimo entro 40 giorni dallo scioglimento. Nel suo discorso, Macron ha detto che le prossime elezioni saranno, per il primo turno, il 30 giugno e, per il secondo turno, il 7 luglio. Si parla di turni perché il sistema elettorale francese è fortemente maggioritario: la Francia è divisa in 577 collegi uninominali, per cui, per essere eletto, il candidato deve ottenere, al primo turno, la maggioranza assoluta (50%+1); se, nello stesso collegio, nessun candidato ottiene, al primo turno, la maggioranza assoluta, allora si procede col secondo turno per il ballottaggio. Sono ammessi al secondo turno, non solo i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti, ma tutti coloro che hanno superato almeno il 12,5% ed è proclamato eletto colui che prende il maggior numero di voti, quindi, non necessariamente la maggioranza assoluta.

Questa cosa dei doppi turni è importante proprio perché quasi tutti i deputati sono eletti al secondo turno. Nel 2022, infatti, solamente 5 deputati su 577 sono stati eletti al primo turno e non deve stupire che l’affluenza sia più alta al secondo turno.

Ora, non è assolutamente detto che il Rassemblement National vincerà le elezioni. Storicamente, alle elezioni europee Marine Le Pen ha sempre fatto il pieno di voti, nel 2019 il suo partito era arrivato al 23,31% contro il 22,42% del partito di Macron. Però, alle elezioni legislative del 2022, la Le Pen al secondo turno ha ottenuto il 17,30% contro quasi il 40% di Macron. Questo è dovuto al fatto che l’affluenza alle elezioni europee è sempre più bassa rispetto alle legislative ed alle presidenziali e, soprattutto, al particolare sistema elettorale francese: proprio grazie al secondo turno l’elettorato si distribuisce verso il partito del candidato che molto probabilmente sarà eletto Presidente della Repubblica al secondo turno, se non ha già ottenuto la maggioranza assoluta dei voti al primo turno.

Le elezioni di quest’anno in Francia hanno appunto la peculiarità che contestualmente non si elegge anche il Presidente della Repubblica e, quindi, potrebbe non esserci quella redistribuzione dell’elettorato di cui si diceva prima. I partiti di opposizione stanno, quindi, cercando di unirsi in grandi coalizione per poter eleggere il maggior numero di deputati. I partiti di sinistra si sono riuniti nel Fronte Popolare e Jean-Luc Mélenchon si è già dichiarato disponibile ad essere il candidato premier della coalizione. Jean-Luc Mélenchon era già stato il candidato a Presidente della Repubblica per la sinistra alle elezioni presidenziali del 2022, ma era stato escluso al primo turno. Il segretario del Partito Socialista, Olivier Faure, è intervenuto rispondendo a Mélenchon: “Stavolta è diverso, serve un profilo federatore”.

La destra francese, invece, sta dando uno spettacolo piuttosto indecente. A destra, ci sono tre partiti principali: il famoso Rassemblement National, Les Républicains e Reconquête. Reconquête è un partito di estrema destra, guidato da Eric Zemmour, sconfitto alle elezioni presidenziali al primo turno nel 2022, che, ora, fa di tutto per non allearsi col Rassemblement National. Alleanza voluta da Marion Maréchal, che, fino a mercoledì 12 giugno era una dei quattro vicepresidenti del partito. È stata espulsa dal partito proprio perché ha cercato di raggiungere un accordo col Rassemblement National, contro la decisione del partito, nelle parole di Zemmour: “Ieri Marion Maréchal ha cercato di ottenere un accordo tra i partiti con RN. Accordo che io desideravo ardentemente, ma che Marion, senza consultarmi un solo momento, non è riuscita ad ottenere, con mio grande rammarico. Sorprendentemente, lei, Guillaume Peltier, Nicolas Bay e Laurence Trochu hanno deciso di mentire davanti a tutte le telecamere, in una splendida conferenza stampa, per farmi assumere la responsabilità del fallimento di questa alleanza che invece chiedo da 30 anni”. Maréchal ha iniziato la sua carriera politica nel Rassemblement National ed è la nipote di Marine Le Pen.

Accanto alla storia tragica della famiglia Le Pen, c’è quella comica di Éric Ciotti, leader di Les Républicains. Éric Ciotti, dopo lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, aveva subito comunicato l’intenzione di allearsi col Rassemblement National. Immediatamente, alcuni dirigenti del partito, deputati e senatori, hanno minacciato le dimissioni in caso di non rettifica della decisione. Molti si sono effettivamente dimessi dal partito, come Sophie Primas, vicepresidente del Senato. Nel frattempo, è scoppiato il caos: Ciotti ha ordinato la chiusura della sede del partito, ordinando ai dipendenti di lasciare l’edificio entro mezzogiorno del 12 giugno. Uno dei dipendenti ha commentato: “È impazzito, io resto”.

L’ufficio politico è, quindi, stato convocato per le 15.00 ed ha destituito Éric Ciotti dalla presidenza del partito. La decisione è stata commentata da Ciotti così: “Sono e rimango il presidente del nostro partito politico, eletto dai membri. L’incontro organizzato questo pomeriggio si è svolto in flagrante violazione dei nostri statuti. Nessuna delle decisioni prese in questa riunione ha conseguenze legali. Può avere conseguenze penali”. La decisione di espellere Ciotti è stata presa all’unanimità e la presidenza ad interim è stata assunta da François-Xavier Bellamy, capolista alle elezioni europee, e da Annie Genevard, segretaria generale del partito.

Ciotti ha ora occupato la sede del partito, si è affacciato alla finestra del suo ufficio ed ha dichiarato di avere accesso a quasi tutto l’edificio. Si è barricato nel palazzo ed ha fatto causa al tribunale di Parigi. Diventa sempre più difficile per gli eredi di De Gaulle presentarsi in maniera credibile e decente agli elettori, soprattutto da dopo l’arresto dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy.

Con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale, Macron sembra che abbia voluto dire “dopo di me, il diluvio”. Effettivamente, senza Renaissance, il partito centrista di Macron, la Francia si ritroverebbe messa male, soprattutto perché quasi tutti i partiti sono euroscettici, populisti ed estremisti.

 

 

(14 giugno 2024)

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