di Giancarlo Grassi
Scriveva il nostro Daniele Santi nel 2023 di un “governo Meloni specialista in emergenze, emergenze che non ci sono” che varava “il suo stato d’emergenza per l’immigrazione perché un conto era gridare paonazzi in parlamento contro lo stato d’emergenza” un altro conto era stabilire da loro lo stato d’emergenza che faceva loro più comodo. I migranti erano lì, dietro l’angolo, e via d’emergenza.
E sembrava fare sul serio la presidente del Consiglio quando ci diceva come se ci credesse che avrebbe inseguito i trafficanti di esseri umani “per tutto il globo terracqueo” poi guarda cosa succede? Gli capita in Italia il capetto dalla Libia, il generale accusato di torturare i migranti (c’è tanto di mandato di arresto internazionale) e che fanno? Prima lo arrestano poi lo caricano su un volo di Stato e lo riportano in Libia. Si chiama (in)coerenza. Ed è uno dei tanti esempi che chiariscono perché Meloni non andrebbe ascoltata.
Insomma “mantengono l’unica promessa che in campagna elettorale che non avevano fatto: faremo quello che cazzo ci pare”, perché tanto la giustificazione è già pronta. Il libico è stato rilasciato per un vizio procedurale dunque la colpa è dei Giudici. LO ha detto Del Mastro. Che ha però dimenticato di dire agli Italiani che Nordio con una firmicina avrebbe potuto trattenerlo in carcere. La firmicina non è arrivata. Perché una cosa è propagandare di trafficanti di esseri umani da inseguire per tutto il globo terracqueo un’altra cosa è inseguirli sul serio, prenderli e poi tenerli in galera.
Così vediamo un governo che nel corso dei suoi anni al potere ha regalato una lunga serie di emergenze nazionali: “i rave, e vai col decreto; i cinghiali, e vai col decreto, poi non era vero che si potevano cacciare in città; e poi i figli delle coppie omogenitoriali, e vai di discriminazione; e poi la lingua italiana contro i forestierismi, a conoscerli i forestierismi e magari anche i verbi della lingua italiana”, per dirla con Daniele Santi e quell’articolo là. Poi si torna sempre ai migranti. Ma non a quello che si racconta a quello che si fa sul serio: che salva sempre i più potenti. E le ragioni della liberazione dell’uomo conosciuto come generale Almasri accolto al suo ritorno in Libia con festeggiamenti e fuochi d’artificio non sarà mai chiarito. Così come questa classe politica imbarazzante non smetterà mai di raccontarla.
(22 gennaio 2025)
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