di Giancarlo Grassi
La Sindaca Appendino fa sul serio, e quando i 5Stelle fanno sul serio i disastri si annunciano da sé, prima ancora di arrivare: il programma della prima cittadina che comunica di avere la febbre quando invece è a cena con Grillo, prevede lo smantellamento del Festival Internazionale del Jazz, la chiusura della Fondazione per la Cultura, l’abbandono delle grandi mostre. A denunciarlo è Piero Fassino che vede come, pericolosamente, si abbandonino le linee che hanno fatto di Torino uno dei centri culturali del nord Italia senza, evidentemente, un programma alternativo. Appendino si scandalizza ed attacca la presidente della Fondazione Musei Patrizia Asproni che rimanda la polemica al mittente. I fatti? Molti. La pietra dello scandalo, la mostra di Manet che non si farà.
E’ dal quotidiano La Stampa che Appendino ed Asproni si scambiano le borsettate: “La Città non può tollerare che una fondazione non sia in grado di mantenere i rapporti con un importante soggetto culturale. È la seconda volta (la prima, riguardava il bando anticipato di Artissima, ndr) che apprendiamo informazioni importanti riguardanti la Fondazione Torino Musei leggendo le dichiarazioni della presidente a mezzo stampa. Questo non è tollerabile, perché se fossimo stati interpellati come amministrazione, avremmo potuto dare il nostro sostegno ad una mostra che avrebbe completato la trilogia sulla pittura impressionista dopo le mostre di Renoir e Monet. Mi aspetto che, per responsabilità, nei prossimi giorni la presidente rassegni le proprie dimissioni”.
Asproni ha naturalmente la sua versione: “Leggo con sorpresa la dichiarazione resa dalla sindaca sulla mostra di Manet, non comprendo infatti a quale presunta mancata informazione da parte mia faccia riferimento. Allo stato non sono state ancora assunte decisioni sul progetto di mostra di Manet da tenere in collaborazione con il museo d’Orsay e Skira o con altri. Ho sempre sostenuto che “la partita è ancora aperta” e ricordo che la scelta della programmazione, sia sotto il profilo qualitativo sia sotto quello temporale, è rimessa al direttore di ciascuno dei musei facenti parte della Fondazione (…) la programmazione, come da statuto, viene sottoposta al consiglio direttivo della Ftm, ente del tutto autonomo“. Naturalmente è l’establishment torinese a remare contro la sindaca pentastelluta, perché in casa 5Stelle è sempre colpa degli altri.
Pare tuttavia che anche Skira abbia da dire la sua sulla questione, se è vero, come pubblica il quotidiano La Repubblica, che dopo il cambio della giunta, Skira “non avrebbe manifestato alcuna intenzione di proseguire i progetti in campo espositivo intrapresi in passato, e, soprattutto, il venire meno dei buoni rapporti intrattenuti tra l’allora sindaco Piero Fassino, il presidente del museo parigino Guy Cogeval e l’amministratore delegato della società Massimo Vitta Zelman”. Skira accusa anche la giunta Appendino di non avere intrapreso alcuna azione affinché i buoni rapporti con la giunta torinese continuassero. Non ha giovato alla questione la volontà più volte espressa dalla sindaca Chiara Appendino, anche prima di essere eletta, di chiudere la Fondazione per la cultura, l’ente insomma che si occupa dei rapporti con gli sponsor. Considerando l’incapacità dei 5Stelle di mantenere rapporti che vadano al di là del loro circolo di adepti alla setta, non riesce difficile credere che le cose possano essere andate in questo modo. Ma la Sindaca continua ad accusare la direttrice della Fondazione Torino Musei ed insieme alla sua assessora alla Cultura ne chiede la testa. Il nuovo che (dis)avanza utilizzando i vecchi metodi delle purghe.
(18 ottobre 2016)
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