di Mirko Saporita, Torino
Al via il nuovo festival di Torino Narrazioni Jazz 2017; primo nel suo genere permette l’incontro di ben 10 progetti culturali i quali all’unisono si sono incaricati della crescita artistica della realtà urbana sabauda, attraverso musiche, immagini e video.
Come suggerisce il nome del festival, delle voci narranti. Narrazioni Jazz è il nome azzeccato per questa rassegna di 5 giorni, poiché si intreccia con un altro evento oramai radicato nel tessuto della città: il Salone Internazionale del libro che spegne quest’anno 30 candeline.
Pienone alla serata d’inaugurazione presso l’Auditorium Giovanni Agnelli –ex complesso industriale Fiat– con “Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano”. Eh sì, perché lo stivale non è nuovo alla fuga di cervelli, tantomeno di talenti sensibili alla musica. Le storie indorate di tante realtà meridionali, nello specifico siciliane, proposte da Franco Maresco e Claudia Uzzo, hanno offerto al pubblico particolari interessanti e leggende sullo sviluppo della musica Jazz e dell’apporto delle famiglie italiane emigrate a New Orleans. La prima leggenda proposta durante la serata è di natura etimologica e riguarda il nome stesso del genere: Jazz sembrerebbe infatti derivare da un adattamento dovuto al vandalismo nei confronti del precedente termine Jass, cui veniva occultata la J… Il risultato possiamo facilmente immaginarlo.
Franco Maresco e Stefano Zenni proseguono in questo botta e risposta, affiancati dal preciso pianoforte di Salvatore Bonafede, dall’estro creativo di Gabriele Mirabassi e dall’incalzare ritmico del contrabbasso di Alessandro Presti, che completa il trio alternandosi nell’uso della tromba e della cornetta. Si aggiunge a questo viaggio dialettale anche Melino Imparato, come voce recitante e cicerone, partendo dalla fine dell’Ottocento alla quasi contemporaneità.
Viene proposto un omaggio del centenario di quello che viene ritenuto il primo disco Jazz mai pubblicato, in data 26.02.1917 da Nick La Rocca con la sua Original Dixieland Jazz Band, primo non cronologicamente ma nel successo riscosso su larga scala. L’inaugurazione assume nel suo sviluppo un carattare sociale: nella New Orleans di inizio secolo viene raccontato dei tre grandi gruppi etnici che venivano più o meno ugualmente discriminati: gli afroamericani, cui si deve la reale paternità del genere Jazz e dell’uso concertistico della batteria, i “siculo-americani” che diedero il loro apporto culturale –da qui l’uso in concerto della cornetta, strumento prettamente bandistico che venne poi abbandonato da Armstrong nel voler evidenziare un’evoluzione nel genere– e gli ebrei, cui si deve un metodo fine e il contributo di clarinettisti, che diminuirà solo con l’avvento del Be Bop.
Questi tre gruppi regalarono al mondo quello che oggi conosciamo come Jazz, traendo comunque ispirazione dal florido movimento musicale di New Orleans (in città coabitavano Ragtime, Blues, Gospel, Quadriglia, Valzer, Lirica, Classica e ancora altro).
La Original Dixieland Jazz Band viene ancora ricordata per essere protagonista della primissima causa legale nella storia della musica Jazz. Questi giovani siculo-americani non seguiranno comunque l’esempio dei loro coetanei, ricordati come “negri” di cultura, nel senso più dispregiativo possibile, resisi appunto famosi per i legami con le grandi famiglie mafiose (cattoliche) locali.
Un’innumerevole carrellata di nomi travolge così il pubblico: George Vitale, Benny Goodman, Leon Roppolo, Joe Venuti, Sinatra, Franki Laine e tanti altri, nel susseguirsi di immagini, video, sketch tragicomici e musica.
Il pubblico nel complesso, seppur travolto da tutte queste informazioni, sembra apprezzare. Del resto, abbiamo appena iniziato.
Per la seconda serata di Narrazioni Jazz 2017, la musica si riversa dai teatri alle strade, in quelle del quartiere Vanchiglia. L’idea di sfruttare la scenografia urbana -seppur carente di palchi scenici- sembra aver funzionato. Gli aperitivi a base musicale non sono certo una novità per il pubblico torinese ma l’atmosfera creatasi è bene accolta dalla folla di ragazzi e ragazze a caccia di cocktails.
Questa è Blue Notte in Vanchiglia, progetto complementare di Kind of Jazz, presentato da Arcote Onlus, con il sostegno dell’Associazione culturale Soul Nassau e da Switchonfuture.
Il giovedì sera è stato animato da diverse band di cui troviamo giusto spendere qualche riga a riguardo. È il caso di Three Fled che si occupano del post aperitivo intrattenendo con delle rivisitazioni Jazz di brani Cult dell’epoca d’oro del Funky, con un tocco Acid.
Spostandoci di qualche passo il Barricata Bistrò ospita Poesia in Jazz, ovvero l’incontro fra musica e narrazione, attraverso la voce dello scrittore Mario Parodi.
In fondo alla via ed alla serata (dispiace l’ampio ritardo di un’ora, forse dovuto allo spauracchio della pioggia) concludono i Soul Nassau: questa Big Band irretisce i passanti e i fedeli della Distilleria Quaglia e del Circolo Tabacchi, con le più famose Hit degli ultimi anni sfumate di Black Music e Groove.
Insomma nel Jazz di strada a quanto pare conta di più il ritmo, che il tempo in sé.
(19 maggio 2017)
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