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Torino, sfruttava la situazione di irregolare della moglie per impedirle di emanciparsi da anni di maltrattamenti

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di Redazione #Torino twitter@torinonewsgaia #Violenza

 

La scorsa settimana gli agenti della Squadra Volante sono intervenuti in uno stabile in zona San Donato, allertati dalla segnalazione di un cittadino che raccontava di una violenta lite tra un uomo ed una donna. Giunti sul posto, i poliziotti hanno bussato all’appartamento dal quale sentivano provenire delle forti urla. Un uomo a torso nudo, con le mani ed i pantaloni sporchi di sangue, ha loro aperto la porta. Si trattava di un cittadino rumeno di 35 anni, il quale, in evidente stato di alterazione psico-fisica, negava  qualsiasi tipo di litigio con la propria compagna. La moglie, in lacrime e spaventata, confermava la versione del marito. Separati i coniugi per ascoltare le diverse versioni, gli agenti effettuavano dapprima un sopralluogo all’interno dell’abitazione, notando a terra i vetri rotti di una finestra, il cui balcone affaccia sul cortile condominiale.

Presso gli uffici di Polizia la donna raccontava quindi anni di violenze subite, episodi in cui il rumeno la aggrediva, afferrandola per i capelli e la trascinava per alcuni metri, dopo averla scaraventata al suolo. In quell’occasione la vittima aveva subito delle profonde lesioni alla testa per cui era stato necessario un ricovero ospedaliero. Una volta dimessa era stata contattata da un ufficiale delle forze dell’ordine che le aveva domandato se fosse intenzionata a procedere contro l’uomo. Il marito, dopo aver ascoltato quella telefonata, le aveva requisito il telefono per alcuni giorni. Spaventata dalle minacce dell’uomo, la compagna aveva desistito dal compiere qualsiasi gesto. La vittima continuava così a raccontare di come il trentacinquenne l’avesse sempre tenuta in costante stato di sudditanza psicologica e economica, impedendole di emanciparsi dalla condizione di dipendenza in cui l’aveva ridotta. Ogni volta che la donna trovava un lavoro, il marito chiamava il suo datore per comunicargli l’impossibilità di proseguire per la necessità di attendere alle incombenze domestiche.

Domenica sera l’ultima aggressione: i due coniugi stavano rientrando presso la loro abitazione quando lo straniero, ubriaco ed in preda ad un raptus di gelosia, ha una reazione aggressiva nei confronti della donna che le dice quindi di non voler tornare a casa con lui. L’uomo sembra inizialmente accettare di buon grado questa decisione, fingendo di andarsene, ma nel momento in cui la moglie si gira per raggiungere la rampa delle scale, questi si avventa su di lei, afferrandola per la maglia e trascinandola fino ad arrivare davanti la porta di casa. Con loro la figlia piccola che, dopo aver assistito all’aggressione, inizia a piangere e disperarsi. A questo punto la donna è riuscita ad approfittare di un momento di distrazione del compagno per entrare in casa con la minore e chiuderlo fuori dalla porta. L’uomo ha dapprima iniziato a battere forte sulla porta per poi scendere nel cortile condominiale ed urlare a gran voce il nome della figlia per farsi aprire. Le due donne, che nel frattempo si erano rifugiate in camera da letto, sentono poco dopo un forte rumore di vetri rotti: il trentacinquenne, nel tentativo di rientrare, si era arrampicato su un tubo dello stabile ed, una volta arrivato sul balcone dell’abitazione, ne aveva infranto la vetrata.

L’arrivo degli agenti della Squadra Volante ha permesso l’arresto del trentacinquenne per maltrattamenti in famiglia.

 

(8 agosto 2020)

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