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Sardegna ed Abruzzo: sta nascendo un nuovo Ulivo?

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di Matteo Marra

Domenica 10 marzo si terranno le elezioni regionali in Abruzzo. Il candidato del centrodestra è l’attuale presidente uscente, Marco Marsilio. Mentre, il candidato del centrosinistra è il professore di economia aziendale Luciano D’Amico. La sinistra vuole ripetere l’esperienza vincente in Sardegna anche in Abruzzo, questa volta, però, sono saliti sul carro della vittoria anche Azione e Italia Viva. Il centro nato da scissioni dal Partito Democratico non esiste già più di fatto. Prima il fallimento del partito unico di centro, che aveva visto la partecipazione anche dei finti radicali di +Europa, ora si torna sotto l’ala di mamma PD.

Probabilmente, alle prossime elezioni, forse già a quelle europee, Calenda e Renzi saranno “schleiani” e candidati direttamente in liste PD. Chissà dov’è finita la voglia di emulare Macron così viva in Renzi. Col senno di poi siamo costretti a dare ragione a Letta: “Ho conosciuto Macron, ho avuto modo di frequentare Macron. Renzi non è Macron, siamo lontani anni luce”. Ma, soprattutto, come possono Calenda e Renzi presentarsi in lista col M5S. Calenda dichiarava di aver fondato Azione per contrastare il Movimento 5 Stelle. Renzi si vantava, anche in Parlamento, di essere il responsabile della caduta del Governo Conte II e di essere, allo stesso tempo, l’artefice del Governo Draghi, che avrebbe dovuto risollevare l’economia e gestire la pandemia. Insomma, sicuramente Draghi è meglio di Conte, ma è stato un po’ deludente.

I liberali, quelli veri, chi dovrebbero votare? Renzi ha perso credibilità. Calenda non è liberale, parla di “socialismo liberale”, ma il liberalismo ed il socialismo non sono mai andati molto d’accordo, quindi, non abbiamo ancora capito che cosa Calenda voglia essere. Forza Italia è perennemente in lutto. La Lega, come abbiamo detto la scorsa settimana, vuole essere il nuovo partito comunista. Fratelli d’Italia ha certi personaggi indecenti. Mentre noi moderati cerchiamo un muro dove sbattere la testa, Todde (la nuova Governatrice della Sardegna) è volata in Abruzzo a sostegno di D’Amico.

Sembra che la storia abbia voglia di ripetersi: la sinistra si unisce. Nel 1995, Romano Prodi univa il Partito Democratico della Sinistra (ex PCI), il Partito Popolare Italiano, Rinnovamento Italiano, la Federazione dei Verdi ed il Partito Sardo d’Azione per dare vita alla coalizione de L’Ulivo, da contrapporre al Polo per le Libertà di Berlusconi. Oggi, non si capisce chi sia il federatore; forse l’antifascismo intollerante visto che tutto ruota attorno all’eterno ritorno di un fascismo che tarda ad arrivare ormai da decenni.

Si sta profilando sotto i nostri occhi una nuova alleanza tendenzialmente maggioritaria nel Paese, che sembra avere le stesse dinamiche de L’Ulivo. Non stupisce, quindi, il tentativo di Zingaretti di far entrare il M5S nel PSE (il Partito del Socialismo Europeo). Chissà, alle prossime elezioni politiche sulla scheda elettorale potremmo godere della vista di un nuovo albero. Abbiamo già visto la foglia dei repubblicani, la quercia dei comunisti, l’ulivo di Prodi. Tra l’altro, il PD ha lasciato un ramoscello di quell’ulivo nel proprio simbolo. Di piante ce ne sono ancora tante: la sinistra ha ancora molto tempo per sfasciarsi in correnti e partiti per poi riunirsi in una nuova ammucchiata col tutto ed il contrario di tutto. Io suggerisco a Schlein e Conte di adottare un elleboro, simbolo di rinascita e desiderio di cambiamento. Magari li aiuta a capire quali sono le vere priorità per il popolo italiano.

 

 

(8 marzo 2024)

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