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Nadia Conticelli: “E’ davanti agli occhi di tutti che il populismo e le promesse roboanti non sono la soluzione”. Nostra intervista

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di Giovanna Di Rosa #Interviste twitter@torinonewsgaia #Politica

 

Nadia Conticelli, consigliere regionale del Piemonte dal 2014, Presidente della II Commissione consiliare (Pianificazione territoriale, urbanistica, edilizia residenziale, trasporti e viabilità, espropri, OO.PP., navigazione, comunicazioni); membro delle Commissioni Welfare e Sanità, Sviluppo Economico, Ambiente, Legalità, ha sempre seguito i temi legati alla parità di genere, la Sanità, il giorno d’azzardo, il sovraindebitamento, trasporti, logistica e pianificazione territoriale, politiche europee, edilizia sociale, urbanistica, integrazione è relatrice della legge Antidiscriminazione, della delibera sulla gratuità dei percorsi rivolti alle giovani donne e alle donne disoccupate per gli anticoncezionali nei consultori, del disegno di legge sulla cittadinanza. Ha lavorato alla redazione delle leggi sul contrasto al gioco d’azzardo patologico, la legge sulla caccia, il testo unico sulla disabilità, la piccola editoria, il riuso e consumo di suolo, i disturbi alimentari ed è attualmente è membro della segreteria metropolitana con delega ai Trasporti e alle Politiche della casa, componente della Commissione Statuto regionale e membro dell’Assemblea nazionale.

E’ interessante il suo curriculum politico, ed è ringraziando Nadia Conticelli, 53 anni, consigliere PD uscente, tre figlie, una vita a Torino, per avere accettato il nostro invito, che pubblichiamo l’intervista che trovate di seguito in vista della sua candidatura alle regionali 2019 del prossimo 26 maggio al Consiglio della Regione Piemonte.

 

 

E’ un momento difficile per la politica italiana, un momento in cui essere credibili attraverso la verità è complicato. Cosa si propone di fare in vista delle Europee 2019?
Secondo me il punto fondamentale è capire che l’Unione Europea non è un ente lontano e punitivo ma invece strategico e decisivo per il nostro futuro. Alcuni esempi? La difesa dei nostri prodotti agricoli e non, al cospetto dei dazi americani e della concorrenza sleale, il roaming gratuito con tariffe telefoniche uniformi per tutti i Paesi dell’Unione, i fondi a sostegno di migliaia di progetti fondamentali per il nostro territorio dai trasporti al sociale, dalla montagna allo sviluppo economico. Dobbiamo divulgare meglio cosa l’Europa può far per noi, capire meglio come agire per intercettare le tante opportunità che l’Unione Europea ci mette a disposizione. In uno scenario mondiale fortemente polarizzato l’Europa è fondamentale per sostenere l’urto della concorrenza e dell’espansionismo commerciale e culturale degli Usa, della Cina, del mondo arabo e dell’estremo oriente. I singoli Stati rischierebbero di essere schiacciati da questi colossi.

La lotta politica è veramente tra sovranismi ed europeismi o vede qualche rischio in più?
Il rischio vero a mio parere è non capire che un’ Europa divisa nei suoi egoismi non porta a nulla di buono per tutti noi. Forse non abbiamo capito che le grandi potenze come Stati Uniti e Cina non si interfacceranno mai con una Unione Europea debole. Bensì si limiteranno a “fare la spesa” a nostro discapito, togliendoci spazio e opportunità a livello internazionale.

Quali sono i suoi obbiettivi per le elezioni Regionali 2019 in Piemonte?
Fare qualcosa di concreto per i miei concittadini. La ripresa economica nella nostra Regione è ancora flebile e soprattutto non omogenea. Ci sono aree geografiche, come ad esempio il cuneese, dove la crisi è ormai alle spalle grazie ad un tessuto produttivo e ad una rete imprenditoriale che in Italia non ha eguali. Ma esistono altre aree dove la crisi morde ancora, soprattutto nel torinese, dove il passaggio da un’economia prevalentemente legata al settore metalmeccanico ad un sistema economico multiforme e senza un settore dominante non ha ancora permesso alla fitta rete di piccole e medie imprese che caratterizzano l’economia torinese di riprendere a crescere come nel passato. A mio parere il Piemonte dovrebbe investire principalmente nella tutela e promozione, in Italia e nel mondo, delle sue eccellenze ( che sono davvero tante) soprattutto nel settore agroalimentare, nella ricerca medica, nell’innovazione tecnologica ma anche nelle sue risorse storico-culturali. E ancora, occorre sostenere maggiormente gli incubatori di start up, con finanziamenti ad hoc per giovani ricercatori e le nuove imprese più innovative: penso possa essere il motore di sviluppo più lungimirante per una regione come la nostra che deve rilanciare il suo tessuto produttivo. Va poi migliorato il livello della quotidianità dei servizi, sanità e trasporti in primo luogo, che vanno assolutamente rafforzati.

Da osservatori esterni ci riesce davvero difficile considerare il PD un’alternativa per come stanno le cose dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018, lei cosa ne pensa?
La fotografia del nostro Paese è decisamente cambiata da quel fatidico 4 marzo. E’ davanti agli occhi di tutti che il populismo e le promesse roboanti non sono certo la soluzione per uscire dall’attuale situazione di stagnazione economica, se non di recessione. Nelle prossime settimane e poi ancora nei prossimi mesi dovremo lavorare per trovare le parole e i valori attorno a cui riunire quella maggioranza silenziosa che guarda tra l’attonito e l’indifferente la minoranza becera e urlante che ha preso le redini del potere e si protende verso l’Europa, seminando divisione e disgregazione sociale, esclusione e arretratezza civile ed economica. A volte anche le sconfitte servono per “crescere”, nella vita come in politica. Il Partito Democratico è ripartito con un atteggiamento nuovo, meno baldanzoso ma più responsabile, più inclusivo e proteso verso l’ascolto. La sfida vera sta nel coniugare la visione di futuro con le esigenze della quotidianità, e nel metterci la faccia con serietà e coerenza.

Perché gli elettori dovrebbero votare PD?
Perché è un’alternativa concreta al populismo e ai facili proclami: mi sembra semplicistico promettere soluzioni facili agli italiani, illudendoli e poi seminare preoccupazione con il paventato aumento dell’Iva, con la riduzione dei fondi a sostegno delle persone in difficoltà e delle famiglie con figli piccoli come è successo recentemente. Il Pd è il progetto politico che unisce una comunità di persone, che può sembrare divisa al proprio interno sulle strategie, ma condivide principi e valori di fondo. Il mettere la persona al centro della nostra azione politica è quello che ci contraddistingue, nella tutela dei diritti, nel farsi carico delle marginalità, nel vedere in generale le persone tutte come una risorsa e non come un peso per la società.

E per quale motivo dovrebbero scegliere lei?
Come insegnante, donna e madre di tre figlie capisco molto bene i problemi delle famiglie e la fame di diritti e tutele che hanno le donne, i giovani, chi perde il lavoro e chi si trova a dover convivere con la malattia e la disabilità. Vivo in un quartiere della periferia torinese e mi confronto tutti i giorni con le problematiche legate alle grandi trasformazioni urbanistiche e ai cambiamenti sociali in atto in questi anni, che hanno cambiato il volto dei nostri quartieri. Ho avuto la fortuna di una formazione di alto livello e quindi so valutare appieno l’importanza di garantire opportunità di crescita diffuse, siano esse culturali, sportive, aggregative o di promozione sociale. Amministrare per me ha significato restare a stretto contatto con i problemi delle persone e le realtà dei territori e lavorare perché la loro qualità della vita possa migliorare. Ho ascoltato e mi sono confrontata molto con i cittadini e continuerò a farlo: continueranno ad essere loro ad ispirare la mia azione politica futura.

Come giudica le politiche pentaleghiste a Torino e a livello nazionale?
A Torino mi sembra siano sufficienti 3 anni di amministrazione Appendino: provi a chiedere ai torinesi se sono soddisfatti delle promesse illusorie, dei tagli ai servizi, dell’impoverimento dell’offerta culturale, dell’aumento delle tasse comunali. Senza contare le opportunità perse, come le Olimpiadi, e la totale assenza di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte sul futuro della città, proprio da parte di chi sbandierava la trasparenza come elemento fondante dell’azione politica. Come cittadina quindi, ancor prima che come consigliera, mi sento di bocciare le politiche messe in atto nella mia città, ma sono ancora più spaventata da quelle a livello nazionale. Mi fa paura il tentativo, neanche troppo celato, di far regredire la nostra società ad un Medioevo che credevamo superato: si mettono in discussione i diritti delle donne, i diritti civili e la Festa della Repubblica così come la Festa della Liberazione. Noi saremo sempre dalla parte dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, dalla parte della Democrazia e della Libertà, che poi è l’unica vera modalità di stare dalla parte delle persone.

 

Nadia Conticelli è laureata in Lettere classiche presso l’Università degli Studi di Torino, ha frequentato stage di ricerca presso la School of African and Oriental Studies della London University e pressoil Centre d’Etudes de l’Inde et de l’Asie du Sud dell’Università della Sorbona. E’ insegnante di latino e materie letterarie al Liceo Galilei di Cirié. Ed è stata la prima e finor al’unica, tra i numerosi candidati alle elezioni del prossimo 26 maggio, a rispondere alla nostra richiesta di intervista per informare i nostri lettori sui profili dei candidati alle Regionali del Piemonte. Non sottrarsi al confronto è la prima caratteristica di un buon politico

Nadia Conticelli è anche Direttore responsabile del periodico di Legambiente L’Aquilone.

 

 

 




 

 

 

(29 aprile 2019)

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