Morire di bullismo mentre i neofasci gettano benzina sul fuoco

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di Paolo M. Minciotti, #Lopinione

Nemmeno di fronte al dramma supremo, nemmeno di fronte al suicidio e alla morte, nemmeno di fronte alla decisione estrema gli scriteriati neofasci da social riescono a tacere la loro merda, continuando ad insultare, insultare: “Morte ai gay” è lo pseudonimo di chi insulta, non l’insulto. Anche se gay, o presunti tali, sono già morti.

Che schifo, vero? Eppure perché tutto questo abbia fine; affinché nessun diciottenne sia più costretto a decidere per la morte perché la vita che gli altri lo costringono a vivere non gli è più sopportabile, bisogna stringere i denti e resistere a questo schifo, rimboccarsi le maniche e lavorare. Ma soprattutto non bisogna tacere. Mai più. E bisogna parlare con lo spirito della madre di Orlando, il 18enne suicida, che dai social ha parlato parole di giustizia: “Adesso ho un compito. Trovare i colpevoli e non mi darò pace… finché non uscirà la verità…Troveremo giustizia”.

Sulla morte di Orlando Merenda, il giovane 18enne suicida, la procura di Torino ha aperto un fascicolo; pare che il suicidio sia da ricondurre alle vessazioni subite a causa del suo orientamento sessuale, vero o presunto. Domenica 27 giugno, intorno alle 14.30,  il giovane si è ucciso gettandosi sotto un treno fra le stazioni ferroviarie di Torino Lingotto e Moncalieri e immediatamente, pare subito dopo, sul suo profilo Instagram è stata data la stura all’odio neofascista che getta benzina sul fuoco dell’intolleranza: “Morte ai gay” è lo pseudonimo dell’anonimo castrato da tastiera.

Ora ci pensi la giustizia, ci pensino le forze dell’Orinde e le procure. E le estreme destre intolleranti, populiste e illiberali in parlamento, liberino l’ostaggio Ddl Zan se non per giustizia, per decenza.

Il fascicolo della procura di Torino al momento è contro ignoti.

 

(28 giugno 2021)

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