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Laura Castelli, sottosegretaria all’Economia, a processo con 18 followers

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di Redazione #pentaleghismo twitter@gaiaitaliacomloo #cronaca

 

 

Tutto parte da un post di quelli tanto cari ai leoni da tastiera ai quali siamo ormai, purtroppo, abituati. Erano i tempi della campagna elettorale che vide trionfare Quella Brava  e Piero Fassino faceva la sua campagna elettorale per la rielezione a Sindaco.

Sulla questione citiamo Repubblica:

“Che legami ci sono tra i due?” la domanda era tendenziosa, sotto la foto di una giovane abbracciata a Piero Fassino, e corredata dalla pacifica insinuazione: “Fassino dà un appalto per il bar del tribunale a un’azienda fallita tre volte, che si occupa di aree verdi, con un ribasso sospetto. La procura indaga. Fassino candida la barista nelle sue liste. Quantomeno inopportuno… che ne dite?”. Era il 7 maggio 2016: Piero Fassino, in piena campagna elettorale per la rielezione a sindaco di Torino, e Laura Castelli, l’autrice del post, era deputata del Movimento 5 stelle. La sorridente protagonista dell’immagine, scattata accanto al sindaco e tagliata ad arte per escludere il resto del gruppo, era Lidia Lorena Roscaneanu, romena di 31 anni, candidata con il Pd alla Circoscrizione 3 del capoluogo piemontese.

 

Quel post costa caro all’ora sottosegretaria all’Economia Laura Castelli del favoloso mondo a 5Stelle del Vate e del Trucetto. Castelli è infatti finita sotto processo con l’accusa di diffamazione aggravata; con lei altri 18 suoi followers individuati dagli inquirenti come persone reali che avevano commentato il post con frasi di grande pregnanza culturale e politica come “sono dei delinquenti” o “basta aprire le gambe”, perché è un mondo bellissimo quella della recessione felice.Ci affidiamo ancora a Repubblica:

 

Lidia Lorena Roscaneanu, assistita dall’avvocato Gianluca Orlando, ha denunciato il fatto in procura, e il pm Barbara Badellino è arrivata solo oggi, dopo due anni, alla citazione diretta a giudizio, perché il gip Paola Boemio ha respinto la sua richiesta di archiviazione e ha disposto per Castelli l’imputazione coatta. L’identificazione di tutti i commentatori, poi, non è stata impresa semplice, e di quaranta che avevano messo anche solo un like ne sono stati individuati diciotto: gli altri erano profili fake non riconducibili a persone reali.

 

Potete leggere di più sulla questione qui.

 

 

 




 

 

(1 febbraio 2019)

©gaiaitalia.com 2019 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

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