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Sospetti voti della ‘ndrangheta a Liardo, consigliere di Fratelli d’Italia, c’è tutto un mondo intorno

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È perfetto il tempismo scelto dal PD per scegliere di non andare più al Tg1 con gli arguti noti interventi dei suoi, comunicato più o meno in contemporanea con la chiusura a Torino dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, denominata Timone – ne dà notizia Lo Spiffero – che tratta il rapporto tra un noto massone di Torino, Saverio Dellipaoli, candidato in passato per l’Udc, ex maestro venerabile della loggia Grande Oriente d’Italia, e il boss della ‘ndrangheta Francesco Napoli, morto intanto durante il periodo delle indagini.

C’era stupore, stupore comunicatoci da alcune gole profonde del consiglio comunale torinese e di tutto il pianetume che a quel mondo gira intorno, rispetto al clamoroso silenzio della opposizione, quasi un silenzio tombale, sulle indagini attorno al PD torinese che sfiorerebbero addirittura la poltrona sindacale. E guarda guarda cosa ti va a succedere. Abbiamo il Fratelli d’Italia al quale è stato offerto e garantito un aiuto elettorale alle ultime elezioni comunali di Torino del 2021: si tratta di Enzo Liardo, consigliere di Fratelli d’Italia, accusato di peculato e istigazione alla corruzione, di cui però non è provata la consapevolezza della mafiosità dei potenziali elettori.

Lo Spiffero riprende un articolo de La Stampa nel quale Liardo viene definito “mister preferenze” e cita anche il caso della presunta corruzione elettorale dell’esponente socialista del Pd Salvatore Gallo. Dellipaoli, secondo le indagini, avrebbe cercato voti per Liardo, in modo da farlo risultare primo tra gli eletti, per diventare vicesindaco in caso di vittoria del centrodestra. Il Liardo a settembre del 2021, sempre secondo i media citati che riprendono le informazioni sull’inchiesta, subì una perquisizione della Finanza, che lo accusò di peculato per essere entrato in possesso (con l’aiuto di due tecnici dell’anagrafe indagati) di un cd con tutti i dati degli elettori senza pagare l’imposta di 2.767,11 euro.

Contestato anche il reato di peculato e istigazione alla corruzione perché, pur di avere quei file, promise a un’altra dipendente un avanzamento di carriera. Insomma, un mondo meraviglioso, quasi non ci si stupisce che vogliano chiudere la bocca alla stampa e ai giornalisti.

 

 

(10 aprile 2024)

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