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Torino, Airola che (s)parla a titolo personale (Grillo dixit) e le accuse ad Appendino

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foto: Corriere.it

di G.G.

 

 

 

Un paio di ore fa abbiamo saputo, a proposito delle stupide dichiarazioni del Sen. Airola sul numero di feriti della disgraziata notte del 3 giugno a Torino, che quel Senatore a 5Stelle che era favorevole ai matrimoni egualitari – qui l’intervista che ci rilasciò – e che improvvisamente in aula fece saltare l’accordo, aveva parlato a titolo personale: ha una pessima abitudine quella di Airola. Grida sul nulla. Per fortuna, proprio mentre sui social imperversare il suo ragliare, un comunicato congiunto di Comune di Torino, Prefettura e forze di sicurezza diceva le cose come stavano. Alla faccia del buon Airola che è sempre quello che era “favorevole alle Unioni Civili” salvo cambiare improvvisamente idea qualche settimana dopo. L’informazione che il buon Airola aveva parlato a titolo personale è venuta dal Vate del Sacro Blog, in questi giorni più che mai istituzionalizzato in pensieri, parole ed opere, dato che deve portarsi a casa l’accordo con PD, Forza Italia e Lega – cioè tutti quelli con i quali ha sempre giurato che non avrebbe mai fatto accordi – per la nuova legge elettorale. Appendino, da parte sua, conferma le parole del Capo.

Tra le tante cose ascoltate e lette, alcune originali, gridate al telefono da alcuni amici torinesi che insultavano Appendino rea di essere, secondo loro, la responsabile di tutto l’accaduto e dimenticandosi di averla votata un anno fa elevandola al rango di dea, c’è un post di un gruppo Facebook che è dichiaratamente contro l’inettitudine politica del M5S, che ci pare degno di essere pubblicato per la lezione di misura e garbo, nell’arrabbiatura, che offre.

 

 

Il testo completo dell’intervento è pubblicato qui sotto.

 

Sui fatti di piazza San Carlo a Torino

Chi scrive era presente sul luogo.
Si discute se ci siano responsabilità dell’amministrazione comunale di Torino, guidata come noto da Chiara Appendino del M5S.
Abbiamo recuperato l’ordinanza che ordinava la chiusura al traffico dei dintorni della piazza (che di per sé è già area pedonale), ed abbiamo recuperato i comunicati apparsi nella giornata di domenica sul sito del Comune di Torino. Da essi siamo rimandati al Regolamento di Polizia urbana.

Quanto era previsto, dunque, era:
— l’allestimento del maxischermo a carico di, e sotto la responsabilità di, Turismo Torino, schermo sul quale torneremo in seguito;
— la chiusura al traffico di alcune vie, effettivamente avvenuta ma senza alcuna misura “anticamion”, tenendo conto di quanto avvenuto in precedenza a Nizza e Berlino;
— il divieto di vendita di alcolici in bottiglie di vetro sussisteva, come sempre secondo le disposizioni del Regolamento di Polizia urbana, dalle 23 alle 7.

Non risulta alcun divieto di introdurre bottiglie di vetro nell’area: sebbene qualcuno abbia fatto circolare la voce che fosse consentita una sola bottiglia a testa, non ve ne è traccia nei documenti.
Non risulta alcun obbligo di controllo degli zaini: a qualcuno è stato fatto in maniera approfondita, a qualcuno è stato passato il metal detector, a qualcuno — chi scrive rientra tra questi — non è stato controllato nulla.

È altresì vero che all’interno dell’area recintata con le transenne non erano presenti cestini o bidoni per i prevedibili rifiuti, tra cui appunto le bottiglie e le lattine: se da un lato ci si affida al senso civico dei partecipanti, dall’altro lato essa è una delle misure più “antiche”, dato che nascondere una bomba in un cestino è tattica nota dalla strage di piazza della Loggia a Brescia. Immaginate una bomba in un cestino pieno di vetro: schegge ovunque e molti più danni.

Fin qui, l’unica “colpa” che si può imputare alla giunta comunale può essere quella di non aver disposto controlli.

Vero è che all’interno dell’area recintata accedevano i soliti venditori di birre: non si sa se provvisti di regolare licenza, ma sicuramente non in grado di rilasciare scontrini né ricevute. Certamente in una giornata e serata calda e afosa una birra fresca fa piacere, ma — in una città che sta varando un’ordinanza ancora più restrittiva per le zone della “movida” — questa incoerenza va segnalata, ed è lecito aspettarsi che i responsabili rispondano delle proprie negligenze. Sicuramente tali venditori sono entrati nell’area passando per un varco presidiato dalle forze dell’ordine, sicuramente i vigili urbani che pattugliavano tra la folla ne erano a conoscenza, sicuramente è impossibile che il fenomeno fosse dunque ignoto.

Infine, lo schermo, al quale chi scrive imputa in parte il crollo della ringhiera protettiva dell’accesso al parcheggio sotterraneo. È indubbio che una struttura del genere non sia concepita per reggere il peso (o l’urto) di molte persone. È anche vero che su quella ringhiera si era arrampicato qualcuno, sperando di poter vedere meglio lo schermo.
È lecito chiedersi se Turismo Torino non avesse potuto allestire un maxischermo più grande e ad un’altezza dal suolo superiore, in modo tale da consentire una migliore visibilità da tutta la piazza.

Chi scrive, in conclusione, ritiene tuttavia che nessuna misura aggiuntiva avrebbe evitato che un idiota avesse potuto generare panico in tali proporzioni. Forse avremmo avuto qualche centinaio di feriti in meno rispetto agli oltre 1500 certificati dagli ospedali, questo sì.
Sperando che il tutto sia di lezione, e non solo a Torino, per il futuro.

 

Per il futuro  c’è innanzitutto da sperare che nulla di simile possa mai succedere di nuovo, ma c’è soprattutto da sperare che coloro che hanno lasciato da parte l’umanità, divorati dalla loro ambizione e furiosi al solo pensiero di perdere la poltrona finalmente conquistata ai danni di coloro che l’avevano “usurpata” prima di loro, riflettano prima di aprire bocca e si preoccupino, stando zitti, di ciò che è veramente successo e non di difendere chi – fino a propria contraria – non è accusato di nulla. Magari esercitarsi a smetterla di puntare il dito ad ogni battito d’ali, potrebbe essere d’aiuto. Nel frattempo il probo Airola si è scusato e magari la Sindaca è pentita di essersi tenuta la delega alla Sicurezza.

 

 

(5 giugno 2017)



 

 

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