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Nuovo miracolo della giunta Appendino: Comune di Torino a mezza velocità

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di G.G. #Torino twitter@gaiaitaliacomlo #politica

 

 

Esercizio provvisorio e spese tagliate del 50%, con tutte le non-urgenze bloccate fino a nuovo ordine: in soldoni significa che i ritardi della giunta Appendino, impegnata in un braccio di ferro devastante per Torino con i Revisori dei Conti, bloccano di fatto la Città e, scrive La Stampain attesa che il documento contabile sia varato, Palazzo Civico ha deciso una drastica cura dimagrante bloccando sostanzialmente quasi tutte le spese non urgenti e indispensabili.

Come mai succede tutto questo? Lo spiega ancora La Stampa citando l’assessore Rolando, fedelissimo della Sindaca che doveva miracolare Torino: “Il difficile contesto finanziario che stiamo attraversando richiede che le attività siano limitate alle sole considerate effettivamente prioritarie, nonché finalizzate a investimenti per il benessere e la promozione della Città, ponendo in essere una manovra interna che si concretizzi attraverso stabili economie di spesa ed incrementi strutturali di entrata e attraverso la sospensione di ogni nuova iniziativa e progettazione che non sia stata preventivamente discussa”.

Un peccato, e la colpa deve sicuramente essere di qualcun altro che c’ha voluto mettere lo zampino, forse il diavolo, forse Fassino, fors’anche quei revisori dei conti che già da mesi dicono in tutte le sedi che il Bilancio, così come Appendino lo pretende, non funziona. A Torino non funzionano i miracoli a 5Stelle – Virginia Raggi è testimone che invece a Roma sì, per non parlare del Sindaco di Livorno – ed il capoluogo piemontese è alle prese dal giugno 2016 con una giunta roboante a intenzioni, narrazioni e comunicati stampa (alcuni esilaranti nella loro assurda pomposità, che nemmeno pubblichiamo), che ha creato non poche difficoltà, per non dire solo difficoltà, e rischia di vivere un 2018 indimenticabile, proprio come Appendino promise in campagna elettorale. Perché il M5S le promesse le mantiene, ma a modo suo.

Così tra un fondo crediti di dubbia esigibilità – che sono le risorse da accantonare per i crediti che difficilmente verranno riscossi (erano 65 milioni di euro nel 2016, diventati 71 nel 2017 e nel 2018 saliranno a circa 80), tra i trasferimenti dallo Stato ridotti di un milione di euro ed il piano di risanamento della Corte dei Conti, che in soldoni costa un taglio di 30 milioni di euro, compreso il blocco delle assunzioni e delle multe, ad Appendino e sodali di cordata non resta che continuare a dare la colpa a Piero Fassino mentre si avvicinano i processi per Piazza San Carlo. In più i torinesi non hanno più molta voglia di ridere.

Così anche sul fronte nord della guerra del M5S ne vedremo delle belle a meno che, con uno sforzo immane, non venga approvata la Legge di Bilancio entro il 28 febbraio 2018. Che sarebbe il primo miracolo riuscito.





(10 febbraio 2018)

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