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Nel sud-est del Marocco compagnie minerarie, agricoltura intensiva e una centrale solare assetano la popolazione

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di Ivan Remonato

La poca acqua, sempre meno a causa del cambiamento climatico, viene raccolta presso la di diga di El-Mansour Eddahbi e sottratta alla popolazione e ai piccoli agricoltori per convogliarla, in gran parte, verso tre destinazioni.

L’enorme centrale solare Noor che genera energia termica attraverso un processo di evaporazione, se da una parte fornisce energia rinnovabile dall’altra asseta la popolazione locale, il Marocco produce una fetta importante del proprio fabbisogno elettrico grazie alle fonti rinnovabili. La zona è ricca di di oro, argento, piombo e cobalto, risorse che vanno ad arricchire in gran parte il gruppo Managem non certo la popolazione locale, il risultato dell’attività estrattiva è che le acque sotterranee si stanno esaurendo perché si continua a pompare acqua direttamente dalla falda freatica a profondità sempre maggiori.

Il gruppo Managem ha firmato un accordo con il gruppo Renault per l’estrazione di cinquemila tonnellate di solfato di cobalto necessarie per la costruzione delle batterie delle auto elettriche.

Al calo delle piogge, all’acqua utilizzata per l’attività estrattiva e per la centrale solare si somma l’agricoltura intensiva, ci sono, ad esempio, grandi proprietà destinate alla produzione di angurie volte al soddisfacimento delle richieste provenienti dai mercati internazionali, non certo alle esigenze della popolazione locale. A Zagora, cittadina di 30.000 abitanti, l’acqua scorre poche ore al giorno e la popolazione comincia ad abbandonare la cittadina per raggiungere altre città o cercare fortuna all’estero.

La speranza è costituita da alcune cooperative agro-ecologiche che stanno nascendo, dove si sperimenta l’irrigazione a goccia e l’autoproduzione di energia attraverso l’installazione di pannelli solari. Questi piccoli produttori locali domandano il sostegno a un’agricoltura sostenibile, una gestione delle risorse decentralizzata a favore della comunità intera e non di pochi grossi imprenditori, la zona è al limite del collasso. Si asseta quindi la popolazione per produrre energia rinnovabile, materie prime per realizzare auto elettriche e frutta e verdura per i mercati esteri.

Questo è uno, solo uno, delle migliaia di esempi in cui la popolazione del continente africano si trova in difficoltà a causa della globalizzazione, di una transizione energetica su cui bisognerebbe riflettere e, in generale, per assecondare logiche che da tutto sono mosse tranne dal voler generare benessere sul territorio da cui traggono profitto.

Ogni volta che vediamo una persona su un barcone forse ci dovremmo domandare, della disperazione che lo ha portato a tentare quel viaggio la causa siamo noi?

 

 

(27 giugno 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 



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