di Ivan Remonato
In una conferenza, le potenze di allora, se la spartirono come se si trattasse di una torta di compleanno, indifferenti alle popolazioni e ai loro diritti, con la sola volontà di arricchirsi cercando di evitare conflitti tra loro. Divisero un continente con le squadre e i righelli, basta guardare certi confini per rendersene conto, senza la presenza di nemmeno una persona che arrivasse da una delle 54 nazioni che stavano arbitrariamente creando.
Disegnando insulsi confini separarono gruppi etnici, ne ammucchiarono altri in un’unica nazione senza nemmeno tenere conto della morfologia dei territori, crearono i presupposti per guerre civili senza fine, caos e ingovernabilità, i massacri del Tigray ne sono un esempio recente penso. Andrebbero rivisti per poi collaborare al grande sogno di un continente coeso, libero e indipendente, al contrario di quanto fu deciso dalla neonata Organizzazione dell’Unità Africana nella Conferenza del Cairo del 1964.
Ed è comunque quest’organizzazione, e i suoi principi fondanti, a costituire la speranza per un futuro migliore, quando e se i popoli del continente africano intensificheranno le loro collaborazioni, liberandosi da ogni colonialismo e da tutte le sue perverse forme, potranno finalmente essere liberi e costituire un esempio da seguire. Il continente africano è probabilmente il più bello e il più ricco del pianeta, se Europa, Stati Uniti, Turchia, Russia e Cina smettessero di interferire nella sua politica e sfruttare le sue risorse, lo vedremmo fiorire in un mondo più equo e giusto.
(4 marzo 2024)
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