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Quel bambino di Douala oggi Cavaliere della Repubblica insignito da Mattarella

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di Ivan Remonato

Yvan Sagnet si innamorò dell’Italia guardando la nazionale di calcio camerunense disputare un grande mondiale nel 1990, nei nostri stadi. I leoni indomabili arrivarono tra le prime otto e furono eliminati per un soffio dall’Inghilterra, lasciando un ricordo molto forte di passione, sportività e spettacolo.

Quel sogno sportivo gli rimase addosso e lo indusse a sostenere un percorso di studi dedicato alla nostra nazione, che lo portò a chiedere e ottenere un permesso di studio collocato all’Università di Torino. In difficoltà nel far quadrare i conti andò a lavorare nella raccolta del pomodoro a Nardò alla Masseria Boncuri. Ed è lì che entrò in contatto con i caporali, requisivano i documenti e le condizioni di lavoro erano al limite della sopravvivenza: schiavitù, la definizione più appropriata.

Yvan scrive: “Mentre nel mio paese la dignità è sacra, a tutti livelli della scala sociale, il sistema dei campi di lavoro (in Italia, ndr) è appositamente studiato per togliere ai braccianti anche l’ultimo scampolo di umanità”.

Un giorno la situazione esplose, i caporali provarono chiedere ulteriore lavoro a persone esasperate e innescarono una ribellione, si innescò uno sciopero non facile da gestire con diversi gruppi etnici coinvolti. Nonostante le diversità lo sciopero ebbe successo e riuscì a guadagnare un’eco nazionale. A maggio 2012 i carabinieri del Ros arrestarono 16 persone colpendo un’organizzazione criminale attiva tra Rosarno, Nardò e altre città della Puglia, da qui partì la realizzazione del sogno No Cap. Il caporalato diventò reato grazie alla legge 199/2016 e nel 2017 nacque l’associazione NO CAP, grazie al supporto di tanti attivisti che credettero nel cambiamento dicendo basta alla schiavitù. Dalla protesta alla proposta, si avviò il dialogo con le Istituzioni, con le imprese, e con i soggetti della filiera agricola per proporre un modello nuovo di sviluppo con tutti vincenti perché si riporta al centro l’essere umano, l’equità, la giustizia, il rispetto per i diritti umani fondamentali e per l’ambiente.

Cambiare si può e si deve, lo dimostra la continua crescita della rete produttiva e commerciale No Cap, con sempre più imprese, che antepongono l’umanità al profitto, e consumatori consapevoli che scelgono filiere virtuose, per non essere più complici di forme di schiavitù e altresì partecipi di un vero progresso sociale inclusivo.

Ecco come e perché quel bambino camerunense il 2 febbraio del 2017 è arrivato ad essere insignito da Mattarella dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

 

 

(30 aprile 2024)

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